Venerdì, 12 Febbraio 2021 11:00

Il disagio sociale rimane stabile: ma solo perchè tutto è congelato

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ECONOMIA  

Il disagio sociale rimane stabile «Ma solo perché tutto è congelato» Disagio sociale, l'indice continua a restare stabile «L'economia è congelata» I dati. Il Misery index Confcommercio riferito al mese di dicembre 2020 evidenzia una riduzione di un decimo di punto rispetto a novembre. Il Misery Index Confcommercio di dicembre 2020 si è attestato, per la provincia di Ragusa, su un valore stimato di 21,0, in riduzione di un decimo di punto rispetto a novembre. L'apparente stabilità dell'area del disagio sociale è frutto di un congelamento delle relazioni economiche. Oltre agli strumenti messi in atto per limitare i licenziamenti e sostenere parzialmente i redditi vi è anche una parte di popolazione, potenzialmente attiva, che ha cessato da alcuni mesi di compiere azioni di ricerca di un lavoro. Fattore che la esclude dal rientrare nella definizione allargata di disoccupati e contribuisce al contenimento della disoccupazione estesa. Il Misery Index tradizionale è dato dalla somma di tasso di disoccupazione e tasso d'inflazione. I pesi assegnati sono identici e pari a 1. Il Misery Index Confcommercio è calcolato, invece, in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del Mic sono il tasso di disoccupazione esteso e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza: le dinamiche di prezzo di questo paniere influenzano in modo più diretto la percezione dell'inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) sul potere d'acquisto. "E' presumibile che nei prossimi mesi - afferma il presidente provinciale Confcommercio Ragusa, Gianluca Manenti - parte di queste persone inizierà ad essere più attiva, sommandosi a coloro che potrebbero perdere l'occupazione (sia dipendente sia autonoma), con un deciso peggioramento dell'indicatore. Si conferma la tendenza, che ha caratterizzato buona parte del 2020, al trasferimento di parte delle forze di lavoro verso l'inattività, date le difficoltà di svolgere azioni di ricerca e le scarse possibilità di trovare un'occupazione, soprattutto per coloro che svolgevano attività stagionali nel settore del commercio e del turismo. Includendo una parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione si attesta al 15,3%, in aumento di cinque decimi di punto su novembre. Per quanto concerne gli scoraggiati, anche a dicembre si rileva una crescita significativa in termini congiunturali". L'associazione di categoria, nei giorni scorsi, è stata audita in commissione Attività produttive all'Ars. Un momento nel quale sono state portate avanti le istanze di tantissimi commercianti messi a durissima prova dalla pandemia. "Abbiamo chiesto - ha detto Manenti - di potere aprire le nostre attività senza discriminazione di settore merceologico, con l'applicazione di protocolli restrittivi e la diversificazione degli orari per le varie attività. Chiediamo l'applicazione di sanzioni severe per chi non rispetta le norme sanitarie e il contigentamento degli accessi alla clientela. Sollecitiamo ristori immediati, congrui e sostanziali, secondo il calo di fatturato e non per codice Ateco. Auspichiamo il potenziamento della misura straordinaria di liquidità gestita dall'Irfis anche in termini di celerità dell'istruttoria. E poi ancora defiscalizzazione e decontribuzione per i possessori di partita Iva, moratoria dei mutui e di qualsiasi impegno finanziario. Vogliamo, anche, che si possa contare su un cronoprogramma chiaro e rapido per quanto attiene la campagna vaccinale". • *** Variazione prezzi e disoccupazione m.f.) Il Misery Index Confcommercio (Mic) misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, sottoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d'acquisto. A partire dal mese di agosto 2019 all'interno di coloro che svolgono lavoro part-time, una quota (60% circa) dei sottoccupati è stata considerata priva di lavoro, portando la massa di ore lavorate a occupazione equivalente.

 

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