ROMA. «Faremo di tutto per evitare le elezioni. Ma non sarà una strada facile». Enrico Letta, in un passaggio di una sua intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia, dà il senso di ciò che, nelle prossime settimane, potrebbe attendere Mario Draghi: non solo l'emergenza vaccini e quella economica ma anche il nodo delle divisioni della politica. Dopo un prime mese di «pax», la maggioranza torna a fibrillare pesantemente. E le tensioni interne rischiano di complicare il lavoro del governo sul nuovo, necessario, scostamento di bilancio: «con venti miliardi non vai da nessuna parte, nel prossimo decreto ne servono 100», avverte il leader della Lega Matteo Salvini. Il decreto Sostegni, per tutti, è un «primo passo che non può bastare». E i malumori che arrivano da Confcommercio o dalle partite Iva potrebbero essere cavalcati dai partiti già nell'iter parlamentare del decreto. «Il testo va migliorato, martedì incontreremo i capigruppo di FI», spiega il coordinatore azzurro Antonio Tajani, secondo il quale lo scostamento di bilancio dovrà essere di almeno 20 miliardi. Draghi e il titolare del Tesoro Daniele Franco hanno meno di un mese per metterlo in campo, assieme al Def e a un decreto con il quale il capo del governo vorrebbe accompagnare le prime riaperture dopo la stretta di Pasqua. Riaperture sulle quali Draghi aprirà una riflessione, rimodulando magari alcuni protocolli con un occhio particolare per il settore del turismo. Ma le tensioni in maggioranza sono destinate a sfiorare anche l'altro grande dossier economico di aprile del governo: il Piano di Ripresa e Resilienza. Il tema, per Draghi, è che il nuovo Pd targato Letta comincia a farsi sentire. E, quando dopo Pasqua Giuseppe Conte, salvo colpi di scena, rientrerà nell'agone politico come leader del nuovo MSS le cose potrebbero non migliorare. Con il premier che potrebbe ritrovarsi a mediare tra Conte, Letta, Salvini e Berlusconi. Non a caso, sui temi non emergenziali, si rischia un impasse costante. Riforma della giustizia, ius soli, legge Zan sono temi fortemente divisivi per la maggioranza. E perfino sull'introduzione della tutela dell'ambiente in Costituzione - il cui testo comincerà il suo iter al Senato nei prossimi giorni - fioccano le scintille (in particolare sulla tutela degli animali) tra la Lega e gli alleati di governo. Polemiche, quelle in maggioranza, che investono ovviamente il caos lombardo sui vaccini, con Pd e MSS che puntano il dito contro la Giunta leghista. Un caos che non è passato inosservato neppure dalle parti del governo. Del resto, per Draghi, la priorità numero uno resta la campagna vaccinale. I numeri, almeno per i prossimi giorni, non registrano l'auspicato cambio di passo ma l'esecutivo punta da un lato sul recupero della fiducia dei cittadini per AstraZeneca e dall'altro sull'arrivo, poco dopo la metà di aprile, dei vaccini Johnson e Johnson. E poi c'è il piano B, quello di accordi bilaterali tra l'Italia e le aziende farmaceutiche. Del dossier se ne parlerà al Consiglio Ue del 25 marzo, dove Draghi potrebbe ribadire la necessità di un coordinamento oliato e rapido per l'import e la produzione di vaccini. Nel segno di un pragmatismo che porta il governo a guardare a soluzioni come il russo Sputnik, sul quale manca ancora il via libera dell'Ema ma verso cui Roma potrebbe muoversi ugualmente per colmare quella mancanza di dosi di vaccino che sta preoccupando notevolmente il governo, visto che senza una autentica campagna vaccinale massiccia diventa sempre più difficile riuscire a pensare ad una uscita seppur progressiva da questo stato di estrema precarietà. Dunque occhi aperti su tutte le piste possibile che si possono battere, e quella russa non è certo da sottovalutare.
Fonte: MICHELE ESPOSITO