Il presidente di Confcommercio al Messaggero: “noi siamo per il rispetto sempre e comunque della legalità, ma le disposizioni del decreto sul certificato vaccinale vanno migliorate”. “Per mettere in sicurezza le imprese e quindi l’economia occorrono condivisione e gradualità”.
No alle manifestazioni anti-pass come quella organizzata ieri a Roma dal movimento IoApro, sì ai vaccini e al ricorso massiccio al certificato verde per uscire dall’emergenza e azzerare i fattori di rischio che minacciano la ripresa dell’economia. Così il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli: «Noi siamo per il rispetto sempre e comunque della legalità. Servono proposte serie e puntuali con le istituzioni per ottenere risultati concreti per le imprese». Le disposizioni del decreto sul certificato vaccinale, secondo il numero uno di Confcommercio, vanno migliorate. «Ma vaccini e green pass», insiste Sangalli, «sono la chiave per uscire dall’emergenza». Secondo l’Ufficio studi di Confcommercio solo tra la fine del 2022 e il primo quarto del 2023 verranno recuperati i circa 11 punti percentuali persi a livello di consumi nel 2020.
Ieri il movimento IoApro è sceso in piazza a Roma per protestare contro il green pass. Qual è il suo giudizio?
«Noi siamo per il rispetto sempre e comunque della legalità. E lo abbiamo dimostrato in tutti questi mesi in ogni angolo del Paese. Confronto aperto e proposte puntuali con le istituzioni portano a risultati concreti per le imprese».
Su vaccini e green pass sposa la linea indicata dal premier Mario Draghi?
«Partiamo da una premessa. Il terziario di mercato è il settore che più ha pagato il prezzo della pandemia e rappresenta quell’economia della socialità che è la cifra del Paese. C’è, dunque, la consapevolezza che da questa terribile stagione se ne esce solo tutti insieme, e se ne esce con i vaccini e con il green pass. Questa è l’ulteriore dimostrazione del profondo spirito civico di chi fa impresa».
C’è un però?
«Le disposizioni del decreto sul certificato vaccinale vanno migliorate per tenere in più stretta connessione le ragioni del contrasto della pandemia con quelle di una difficilissima ripartenza dell’economia. Voglio ricordare che ci sono attività ancora limitate o addirittura chiuse, come le discoteche. Servono chiarimenti, correzioni e ristori. Li chiediamo al governo e al parlamento».
Come vede l’obbligo vaccinale per chi lavora nei bar e nei ristoranti?
«Per mettere in sicurezza le imprese e quindi l’economia occorre condivisione e gradualità. Nei settori del commercio e del turismo, associazioni datoriali e sindacati dei lavoratori hanno costruito, durante la pandemia, quei protocolli sanitari che hanno contribuito a tutelare la salute di imprenditori, collaboratori e consumatori. Dobbiamo ripartire da qui. Del resto non va dimenticato che i corpi intermedi hanno assicurato, in questo lunghissimo e drammatico anno, la tenuta sociale ed economica del Paese».
Molte imprese del commercio, del turismo e della ristorazione faticano a trovare personale, complici i molti bonus in pista. Introducendo l’obbligo vaccinale per i lavoratori di questi comparti si creeranno a suo avviso dei vuoti di organico difficili da colmare?
«Ripeto, green pass e vaccini sono la chiave per uscire dall’emergenza, ma c’è bisogno di un approfondimento su tempi e modalità. E a questo proposito sarebbe davvero utile un tavolo tecnico con il governo».
I consumi nel 2020 sono colati a picco. Quando si tornerà ai livelli pre-Covid?
«Secondo il nostro Ufficio studi, solo tra la fine del 2022 e il primo quarto del 2023 dovremmo aver recuperato circa 11 punti percentuali persi nel 2020. Per la filiera turistica e l’area della convivialità, i tempi rischiano di essere ancora più lunghi».
A proposito di turismo, il settore quando uscirà dal tunnel della crisi?
«Non è facile fare previsioni. Intanto, sull’estate del 2021, pesano sia la sostanziale assenza di turisti stranieri, sia una forte incertezza degli italiani che, soprattutto per effetto della variante Delta, posticipano le scelte di vacanza o disdicono le prenotazioni fatte. Per far tornare il turismo al peso che aveva prima del Covid, pari a circa il 13% del pil nazionale, dovremo aspettare il ritorno nel nostro Paese dei flussi stranieri, a cominciare dagli americani».
Cos’altro va fatto per ridurre le minacce all’economia?
«Occorre una rateizzazione di lungo corso del debito fiscale da Covid ed è necessario sostenere, anche intervenendo sulle regole europee, i prestiti bancari alle imprese accompagnati da garanzie pubbliche. Inoltre, vanno incentivati fiscalmente i processi di ricapitalizzazione delle imprese. Ma ora va anche fatto di tutto per mettere a terra il combinato disposto di investimenti e riforme previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sulle riforme attese, due annotazioni. Per quel che riguarda il fisco, i margini di manovra disponibili consigliano determinazione e realismo. Semplifichiamo il sistema e diamo certezze ai contribuenti. E l’avanzamento del contrasto di evasione ed elusione deve tradursi in riduzione della pressione fiscale a carico dei contribuenti in regola».
di Francesco Bisozzi
Dal Messaggero del 28 luglio 2021