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Lunedì, 19 Aprile 2021 08:45

Legalità ci piace!

Il 20 aprile appuntamento con la Giornata nazionale dedicata alla legalità in diretta streaming sul sito di Confcommercio dalle ore 11.00. Quest'anno sarà presentata un'analisi sull’usura al tempo del Covid e sugli effetti per le imprese. Interverranno il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

Martedì 20 aprile si terrà l'ottava edizione della Giornata nazionale di Confcommercio “Legalità, ci piace!”, in diretta streaming sul sito di Confcommercio dalle ore 11.00. Come ogni anno, l'intento della confederazione è quello di promuovere e rafforzare la cultura della legalità come prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo. Questa volta, ovviamente, le analisi e le riflessioni non potranno non tener conto del fattore coronavirus che ha contribuito a far crescere in modo particolare fenomeni come quello dell'usura nei confronti delle imprese. E proprio sul tema dell'usura, nel corso dei lavori, che si apriranno alle ore 11.00, il Direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, presenterà un’analisi di Confcommercio.

Sono previsti gli interventi del Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli e del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.

 

 Migliaia le persone collegate da ogni parte d’Italia per offrire la propria testimonianza e chiedere una data certa per le riaperture.

Sulla Stampa il presidente di Confcommercio ribadisce che il passaggio dai ristori ai sostegni è stato un “bene, ma gli indennizzi devono tenere conto di ricavi in calo e costi fissi”. "Quando si spegne un'insegna viene meno un pezzo del futuro del Paese".

C’era anche Sangalli, presidente di Confcommercio, in una delle piazze di Roma dove i commercianti si erano ritrovati per protestare. A 84 anni ha voluto guidare imprenditori e esercenti.

Da due mesi c'è un nuovo governo. Che cosa è cambiato per voi?

«Siamo in attesa di un cambiamento sempre più necessario. Serve, infatti, il pieno decollo della campagna di vaccinazione, del passaporto vaccinale. Ma occorre anche avere la consapevolezza dell'insostenibilità economica e sociale del modello del "più chiusure". Chiediamo di riaprire, in sicurezza, certo. Ma con tutta l'urgenza che deriva dal sapere che quando si spegne un'insegna viene meno un pezzo del futuro del Paese».

In altre piazze ci sono stati scontri. Se la sente di escludere che ci fossero suoi iscritti tra i violenti?

«Noi siamo per il rispetto sempre e comunque della legalità. E lo abbiamo dimostrato in tutti questi mesi, in ogni angolo del Paese. Anche perché crediamo nel dialogo e nella proposta per sostenere concretamente gli imprenditori che sono allo stremo».

II governo ha fatto una scelta su che cosa aprire. Ha scelto le scuole. Che ne pensa?

«Riaprire le scuole è un segnale forte verso la normalità. Ed è anche andare incontro ai giovani, che insieme ai più anziani, sono quelli che hanno sofferto di più in quest'anno drammatico. Certo, era anche una occasione per far ripartire le attività commerciali, della ristorazione e della filiera turistica, che hanno investito per continuare a lavorare in sicurezza».

E sul versante degli aiuti economici?

«Il passaggio dai `ristori" ai "sostegni" registra l'archiviazione del sistema dei codici Ateco ed è un bene. Ma resta molto da fare per indennizzi che siano, al contempo, più adeguati e più inclusivi e che tengano conto sia delle cadute di fatturato che dei costi fissi. Per questo occorre procedere al più presto ad un nuovo e robusto scostamento di bilancio. Perché servono decisamente più risorse. per interventi per le locazioni commerciali alle moratorie fiscali e creditizie, dalle utenze alla Tari”.

 

Flavia Amabile

Dalla Stampa del 14 aprile 2021

Lunedì, 12 Aprile 2021 08:38

SETTIMANA CRUCIALE PER LE RIAPERTURE

Da Palazzo Chigi filtra la disponibilità ad anticipare a fine mese qualche riapertura, a patto che nei prossimi giorni si confermi la tendenza al miglioramento della situazione epidemiologica. L'ipotesi privilegiata è il ritorno delle zone gialle.

La situazione epidemiologica migliora, anche se molto lentamente. E se la tendenza verrà confermata nei prossimi giorni il governo è pronto ad autorizzare qualche riapertura prima della data canonica del 30 aprile (la scadenza del decreto anticoronavirus attualmente in vigore, ndr). A fine mese, insomma, potrebbero essere di ritorno le zone gialle (Lazio, Veneto, Marche e Molise hanno già dati compatibili), con la conseguente apertura dei ristoranti, almeno a pranzo, ma anche di musei, cinema e teatri, con ingressi contingentati. Per ora, è bene specificarlo, nessuna decisione è stata presa né è stata convocata la cabina di regia per discutere le scelte da fare.

In attesa che venga decisa la data del confronto tra le forze politiche, un elemento è comunque chiaro: se si deciderà di riaprire, saranno fatte scelte "selettive e ponderate", come ha ribadito il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli. Tradotto in parole povere, la maggior parte delle attività che sono chiuse dovrà attendere comunque maggio. "Guai se pensassimo di essere fuori dal problema. Ci ritroveremmo nella situazione di metà marzo avendo vanificato settimane di sacrifici", ha ammonito Locatelli. Per il prossimo mese, come sostenuto dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, è poi ipotizzabile l'apertura dei ristoranti anche la sera: "torneremo con i colori nelle regioni, compreso il giallo. I ristoranti possono aprire da maggio e a metà del mese anche a cena”, ha detto.

Draghi: "nessuna data certa per le riaperture"
Per le riaperture una data non c’è, dipenderà dall’andamento della campagna di vaccinazione. In conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier, Mario Draghi, lo ha detto chiaro e tondo confermando quanto da giorni filtrava dalla sede dell’esecutivo. L’ex presidente della Bce lo aveva appena ribadito al leader della Lega, Matteo Salvini, al termine del quale quest’ultimo aveva comunque aperto uno spiraglio (“non si può vivere in rosso a vita. In base ai dati ci sono almeno sei regioni italiane in cui si potrebbe riaprire. Conto che si possa fare in aprile”).

Draghi, in ogni modo, trova “normale chiedere le riaperture, sono la miglior forme di sostegno", ma appunto per valutarne la possibilità "inseriremo il parametro delle vaccinazioni per le categorie a rischio". E si guarderà anche all'andamento nelle singole regioni per valutare un allentamento della stretta: "è chiaro che nelle regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni ai più fragili e vulnerabili sarà più facile riaprire".

Per quanto riguarda il turismo, il presidente del Consiglio ha di fatto avallato l’auspicio del ministro Garavaglia per la riapertura al 2 giugno (vedi più in basso, ndr): "è la nostra festa nazionale e potrebbe essere una data delle riaperture per noi". "Garavaglia dice a giugno. Speriamo, magari anche prima, chi lo sa. Non diamo per abbandonata la stagione turistica, tutt'altro", ha aggiunto. Intanto, in vista della stagione turistica estiva, prende piede la proposta di rendere le isole “covid free”, come sta facendo la Grecia. Garavaglia è d’accordo ("possiamo farlo") e con lui i presidenti di Sardegna e Sicilia, Christian Solinas e Nello Musumeci, che chiedono a Draghi di "avere il coraggio" di andare oltre la proposta di vaccinazione delle sole isole minori e puntare a immunizzare con il vaccino l'intera popolazione delle due isole più grandi isole del Mediterraneo e "a spiccata vocazione turistica", che "possono garantire numeri importanti per la ripresa dell'economia nazionale".

Il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha parlato invece del passaporto vaccinale, una possibilità allo studio del governo, come hanno fatto altri Paesi, per attrarre i turisti. "Lavoriamo – ha detto – a un ‘green pass’ con tre condizioni, il vaccino, avere avuto il Covid e il tampone negativo. Non è discriminatorio e da noi esiste già in Sardegna".

 

Il "balletto" delle date, 20 e 30 aprile
Gli scontri di piazza avvenuti qualche giorno fa a Roma non cambiano sostanzialmente il quadro d’insieme: nonostante il pressing delle forze politiche di centrodestra, che chiedono legittimamente un calendario delle riaperture con date certe sicure e per dare certezze ai settori e agli operatori economici più in crisi, bisognerà attendere comunque il 30 aprile. Ovvero, la data prevista dal decreto con le misure anti Covid attualmente in vigore. Questo perché i dati non consentono ancora allentamenti, come dimostra ad esempio la situazione di Palermo dove il sindaco ho dovuto chiedere alla Regione di instaurare la zona rossa (fino al 14 aprile) dopo aver superato un'incidenza di 275 casi ogni 100mila abitanti.

In ogni caso, se ne è parlato anche al “tavolo” tra Governo e Regioni. "È il momento di riprogrammare le riaperture dei prossimi mesi, solo così il Paese sarà pronto a ripartire dove il virus lo consentirà", ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti, appoggiato dal "collega" dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, per il quale "se dopo il 20 aprile i numeri saranno migliori perché non aprire qualche attività?". Data ribadita dalla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini: "delle riapertura da maggio ci saranno, forse qualcosa anche dal 20 aprile".

Per il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, comunque, "dal 20 aprile potremmo porci la domanda se anticipare le riaperture o far scivolare tutto ai primi di maggio. Se i numeri miglioreranno, e penso di sì, potremmo fare una scaletta partendo da quelle attività che possono farlo in sicurezza".

 

Garavaglia: “presto date certe per la ripartenza del turismo”
"È fondamentale dare date certe, perché ogni giorno che passa perdiamo potenziali clienti. Penso che nel giro di qualche giorno saremo in grado di dare date certe". Così il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che nel corso di un incontro alla Stampa estera, alla domanda "Quando riapriranno gli alberghi?” ha risposto che "l'anno scorso abbiamo aperto a metà maggio, non vedo perché non possa essere così anche quest'anno". Mentre per la ripresa del turismo estero, "non sono in grado di dare una risposta certa sulle date – ha ammesso - però in Francia Macron dice che il 14 luglio apriranno tutto, noi abbiamo il 2 giugno come festa nazionale e speriamo che sia la data giusta".

Parole, queste, apprezzate dal presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, per il quale "le parole del ministro sono sacrosante. Un albergo non è come un negozio o un bar che da un giorno all'altro riapre, un albergo ha bisogno di programmazione: deve accettare le prenotazioni, fare campagne sui Paesi italiani e stranieri, inserire le date sui portali. Non esiste settore come il nostro che abbia bisogno di programmazione".

 

Confturismo: “il 2 giugno è troppo tardi”
"Dateci una data, ma non il 2 giugno: sarebbe troppo tardi". È la posizione di Confturismo, il cui vicepresidente Marco Michielli spiega che la data giusta, già indicata dal ministro Garavaglia, sarebbe quella del 15 maggio, “la stessa della Grecia, in coincidenza con la Pentecoste, che rappresenta il primo grande afflusso di turisti del Nord Europa nel nostro Paese. Spostare tutto al 2 giugno ci farebbe andare oltre la Pentecoste, che è da sempre il viatico di una buona stagione ovunque". Per questo Confturismo chiede al responsabile del Turismo, “comprendendo le sue difficoltà”, di “dialogare con il collega alla Sanità per poter uscire ufficialmente con la data del 15 maggio: a quel punto la clientela tedesca potrà prenotare e arrivare nelle nostre località, considerato che le ferie non si possono fissare all'ultimo momento”.

 

Al Giornale il presidente di Confcommercio ribadisce la necessità di indennizzi robusti e di moratorie sui prestiti bancari. “Il ritorno delle zone rosse e arancioni è la conferma del `più chiusure’". “Muoversi subito per salvare il turismo”.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, chiede al governo un «cambio di passo». Insufficienti le risposte del decreto Sostegni, insostenibili le nuove chiusure che mettono a rischio la sopravvivenza delle imprese. L'occasione per ripartire è lo scostamento di bilancio, che deve essere «robusto» e magari servire a esentare dal pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti,le attività in perdita o costrette a chiudere.

Come vede il ritorno alle zone rosse e arancioni?

«È la conferma del "più chiusure" con i suoi ormai insostenibili costi economici e sociali. Dopo il crollo dei consumi nel 2020 di quasi 130 miliardi, ancora tante, troppe imprese del commercio, del turismo, dei servizi ma anche le attività professionali sono a rischio chiusura. Serve un deciso cambio di passo che preveda anche una rapida e graduale riapertura delle attività, in piena sicurezza con i protocolli già esistenti. E quello che ci aspettiamo dal governo Draghi».

Le risposte del decreto Sostegni sono adeguate?

«Un bene aver archiviato il meccanismo dei codici Ateco, ma indennizzi e sostegni sono ancora del tutto insufficienti, sia quelli erogati che quelli ancora attesi. Servono indennizzi adeguati e inclusivi. Ma serve anche prorogare la moratoria sui prestiti bancari e allungare i tempi di rimborso a non meno di 15 anni. Poi, vi è il capitolo delle moratorie fiscali e i costi che le imprese devono sostenere pur essendo rimaste chiuse».

Ultimamente si è parlato della Tari...

«Una tariffa che è aumentata dell'80% negli ultimi dieci anni e che continua a dover essere pagata dalle imprese, anche se sono chiuse. Una vera assurdità. Serve con urgenza un nuovo e robusto scostamento di bilancio e vanno esentate dal pagamento della Tari tutte quelle imprese che, anche nel 2021, saranno costrette a chiusure dell'attività o a riduzioni di orario e quelle che, pur rimanendo in esercizio, registreranno comunque un calo del fatturato».

Cosa altro serve?

«È necessario concentrarsi sul decollo della campagna vaccinale e fare di tutto per consentire riaperture in sicurezza. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, tutta e sino in fondo. Ma sinceramente non riusciamo a comprendere i motivi per i quali, ad esempio, i ristoranti non possono lavorare garantendo le distanze di sicurezza e osservando i protocolli sanitari. O perché i negozi di abbigliamento non sono ricompresi tra le attività essenziali, rischiando così di veder sfumare un'altra stagione decisiva per la tenuta delle attività. Lo stesso dicasi per i mercati che si svolgono, tra l'altro all'aperto. Per questo, proprio in questi giorni, abbiamo lanciato una grande campagna nazionale "Il futuro non (si) chiude": perché alla disperazione degli imprenditori e vanno date risposte adeguate, razionali e tempestive da parte del governo».

Siamo alla vigilia della stagione turistica estiva. Cosa proponete?

«Nel 2020 in Italia sono mancati oltre 77 milioni di turisti. In termini economici, una perdita rispetto al 2019 di circa 100 miliardi di euro. Per salvare questo comparto - che ricordo vale oltre il 13% del Pil italiano - bisogna muoversi subito. Le parole d'ordine sono vaccini, tamponi, programmazione e promozione dell'offerta turistica italiana. Bisogna guardare subito anche al rilancio di tutte le nostre destinazioni, lo strumento è il Pnrr, che però deve dare più spazio al turismo di quello previsto nello schema approvato dal governo precedente. Servono investimenti, anche per ridurre il divario Nord-Sud». In che modo? «Bisogna utilizzare meglio il capitale produttivo e umano ma servono maggiori risorse, anche di derivazione europea, e un piano di riforme per migliorare infrastrutture e accessibilità territoriale. E il Pnrr può essere un'opportunità anche per rilanciare il rapporto stretto tra riforme ed investimenti». A proposito di vacanze, cosa ne pensa del passaporto vaccinale? Non devono esserci né dubbi né incertezze: bisogna adottarlo subito e crederci con convinzione, anche perché sarà varato a breve dall'Europa. Contestualmente auspichiamo che possa essere creata una banca dati degli immunizzati attraverso uno screening degli anticorpi neutralizzanti nei vaccinati e nei guariti».

di Antonio Signorini

dal Giornale del 6 aprile 2021

Il Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci emana una nuova ordinanza a pochi giorni dalle feste pasquali. Oltre all'istituzione di nuove zone rosse per i comuni di Borgetto, Ciminna, Lampedusa e Linosa, Mezzojuso, Partinico e Priolo Gargallo, in tutte le altre zone della Sicilia che diventeranno zona rossa dal 3 al 5 aprile incluso " sono sospese le attività dei servizi di ristorazione......resta consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio e il servizio di asporto fino alle ore 22 con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Per le attività con codice ATECO 56.3 l'asporto è consentito esclusivamente fino alle ore 18" (art. 2 dell'ordinanza).

Per leggere il testo completo dell'ordinanza clicca sul seguente link:

  pdf - Presidente della Regione Sicilia - Ordinanza contingibile e urgente n. 29 del 31 marzo 2021 (380 KB)

PALERMO

Più fondi "green" per il Mezzogiorno "Recovery", fondi "green" al Sud Transizione ecologica. Legambiente propone progetti "faro", Carfagna illustra le azioni inserite Roma restituisce le risorse Fsc anticipate dalle Regioni per il Covid, sbloccata mobilità in deroga per aree di crisi Roma restituisce una parte dei fondi Fsc che le Regioni hanno anticipato nel 2020 per fare fronte all'emergenza pandemica. La ministra per la Coesione territoriale, Mara Carfagna, ha inviato al Cipe la proposta di ripartizione che assegna premialità alle Regioni che hanno meglio speso le risorse del Fsc 2014-2020. In tutto saranno restituiti 4 miliardi, di cui 3 al Sud e 1 al Nord. Da parte sua, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha firmato, di concerto con il ministro dell'Economia, Daniele Franco, il decreto di riparto delle risorse delle Regioni per integrazione salariale straordinaria e mobilità in deroga peri lavoratori e le imprese delle aree di crisi complessa. Alla Sicilia vanno 3.531.735 euro. E l'assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, ha sbloccato la mobilità in deroga per 55 lavoratori dell'area di crisi industriale di Termini Imerese. E in attesa che il governo ridefinisca il "Recovery Plan" sulla base delle segnalazioni del Parlamento, Legambiente ha indicato dieci priorità da finanziare: fra queste, una mobilità ad emissioni zero nei capoluoghi di provincia della Pianura Padana e del Centro-Sud; la bonifica delle aree petrolifere di Basilicata e Sicilia; la realizzazione di parchi eolici offshore in Sardegna, nel Canale Sicilia e in Adriatico, la delocalizzazione delle strutture dalle aree ad elevato rischio idrogeologico come nelle province di Crotone e Vibo Valentia in Calabria, di Messina in Sicilia e in Campania; la realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, per le aree metropolitane del Centro Sud come Catania, Palermo e Messina; la realizzazione di infrastrutture ferroviarie per la Calabria e la Sicilia che, al posto del Ponte sullo Stretto, necessitano di una rete di trasporto regionale per superare isolamento e disservizi. A Legambiente la ministra Carfagna ha risposto che «nell'ambito della Missione 2 sulla Rivoluzione Verde, andranno al Sud il 48% dei fondi per l'agricoltura sostenibile; il 60% di quelli per i progetti di sperimentazione sull'idrogeno; il 50% di quelli per il trasporto urbano sostenibile, il 34% dei fondi per l'efficientamento degli edifici pubblici e il 47% del capitolo tutela del territorio». Altri 300 milioni, ricompresi nella Missione 5, andranno a progetti per la viabilità nelle aree interne del Sud, con un piano di efficientamento anche energetico altamente innovativo. Quanto alle risorse aggiuntive del React-EU, finanziano «un grande piano di recupero delle risorse idriche del Sud attraverso interventi mirati sulle reti, con 300 milioni degli 800 previsti dal fondo per la transizione ecologica del Sud». Altri 40 milioni saranno destinati «agli interventi sul verde nelle scuole, ai giardini, agli orti didattici, a cui si associano specifici finanziamenti per gli Istituti agrari meridionali». 

Articolo di: MICHELE GUCCIONE


Per ottenere il contributo occorre compilare la domanda sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Confcommercio: "i ristori siano più adeguati, più inclusivi, più tempestivi". Sangalli: "il decreto ha ancora forti limiti
Dalla tarda mattinata di oggi e fino al 28 maggio sarà possibile chiedere il contributo a fondo perduto che il decreto Sostegni ha previsto per chi è titolare di una partita Iva ed esercita un'attività di impresa, un'attività artistica, professionale o ha un reddito agrario o assimilato (ad esempio un agriturismo). Anche stavolta la domanda on line va presentata attraverso il portale dell'Agenzia delle Entrate alla sezione "Fatture e corrispettivi". I moduli e le istruzioni - insieme ad una guida - sono sul sito. In alternativa, ci si può rivolgere a un intermediario.

Due i requisiti fondamentali per ottenere agli aiuti:

1) aver conseguito nel 2019 ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro;

2) aver registrato nel 2020 un calo mensile medio del fatturato e dei corrispettivi rispetto al 2019 di almeno il 30%.

Un provvedimento dell'Agenzia ha chiarito che per quanti hanno attivato la partita Iva dal primo gennaio 2019 "il contributo a fondo perduto spetta a prescindere dalla circostanza che essi abbiano registrato un calo del 30 per cento della media mensile del fatturato del 2020 rispetto alla corrispondente media del 2019", sempre che ovviamente il loro fatturato sia stato inferiore a 10 milioni di euro. Se un soggetto svolge più attività, il limite dei 10 milioni di euro riguarda la somma dei ricavi o compensi riferiti a tutte le attività esercitate.

Come si calcola il contributo

L'ammontare è determinato applicando una percentuale alla differenza tra l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi 2020 e l'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi 2019 secondo questo schema:

60% se i ricavi e i compensi dell'anno 2019 non superano la soglia di 100mila euro;
50% se i ricavi e i compensi dell'anno 2019 superano la soglia di 100mila euro fino a 400mila;
40% se i ricavi e i compensi dell'anno 2019 superano la soglia di 400mila euro fino a 1 milione;
30% se i ricavi e i compensi dell'anno 2019 superano la soglia di 1milione di euro fino a 5 milioni;
20% se i ricavi e i compensi dell'anno 2019 superano la soglia di 5 milioni di euro fino a 10 milioni.
È comunque garantito un contributo minimo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche. L'importo del contributo riconosciuto non può in ogni caso superare 150.000 euro. La somma arriverà direttamente sul conto corrente indicato nella richiesta o, a scelta irrevocabile del contribuente, lo si potrà utilizzare come credito d'imposta in compensazione.

Aiuti alle imprese, quando e quanto
I nuovi ristori prevedono l’addio ai codici Ateco. Sono disponibili 11 miliardi di euro a favore di circa tre milioni di partite Iva, tra imprese e professionisti. Per il turismo le risorse ammontano a 1,7 miliardi ( 700 milioni per la montagna, 900 per i lavoratori stagionali gli autonomi del turismo e i termali, 100 per le fiere). Al settore va inoltre una parte del maxi fondo da 200 milioni per le imprese del wedding e della ristorazione nei centri storici, oltre a una parte dei 10 miliardi del fondo perduto. Quanto ai tempi, Draghi ha specificato: "i pagamenti inizieranno l'8 aprile per chi avrà fatto domanda. Se tutto va come previsto, 11 miliardi entreranno nell'economia nel mese di aprile".

I capitoli del decreto
Il decreto Sostegni approvato dal Consiglio dei ministri il 19 marzo scorso distribuisce i 32 miliardi di extradeficit autorizzati dal Parlamento in cinque macro-capitoli (vedi il dettaglio nella scheda allegata, ndr):

aiuti alle attività produttive
sanità e vaccini
enti locali
finanziamenti a scuola, cultura e filiere
pacchetto lavoro.
Si tratta di fatto della prima manovra economica del governo Draghi, alla quale ne seguirà un'altra a stretto giro di posta grazie a un nuovo scostamento di bilancio che il Parlamento dovrà approvare. "Questo intervento è un primo passo, ce ne sarà un secondo assolutamente necessario", ha infatti assicurato il premier spiegando che l'entità del deficit aggiuntivo sarà definita in base all'evoluzione della pandemia.

Fisco, stralciate le cartelle fino a 5mila euro
L’approvazione è stata ritardata di qualche ora a causa dei contrasti fra i partiti della maggioranza sulla questione dello stralcio delle vecchie cartelle esattoriali: alla fine la mediazione trovata concerne le cartelle affidate dal 2000 al 31 dicembre 2010, fino a 5mila euro e con un tetto di reddito a 30mila euro. Sul fronte fiscale restano sospesi fino al 30 aprile i versamenti delle cartelle in pagamento e gli avvisi esecutivi ed è stato prorogato di 12 mesi il termine per le notifiche e di 24 mesi quello della prescrizione. Ci sarà più tempo anche per saldare le rate della Rottamazione ter e del saldo e stralcio. Inoltre l'Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei cittadini la dichiarazione precompilata il 10 maggio, anziché il 30 aprile, con lo slittamento dei termini delle certificazioni uniche a fine marzo. Arriva anche la sanatoria per le partite Iva che hanno subito una perdita del 30% del fatturato 2020 rispetto al 2019.

Lavoro, per le pmi blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre
Sul fronte lavoro proseguirà fino al 30 giugno il blocco dei licenziamenti per le imprese che dispongono della cassa integrazione ordinaria, mentre per le piccole imprese senza strumenti ordinari il blocco sarà fino al 31 ottobre. Doppio binario anche per la proroga della cassa integrazione: per le aziende che hanno la cig ordinaria sarà estesa di 13 settimane, utilizzabili entro la fine di giugno. Per le piccole e medie imprese, le imprese artigiane e quelle sprovviste di Cigo le settimane di cassa integrazione in deroga Covid gratuita potranno essere utilizzare tra il primo aprile e il 31 dicembre 2021. È stato rifinanziato per 1 miliardo, inoltre, il reddito di cittadinanza mentre sarà rinnovato per tre mensilità (marzo, aprile e maggio) il reddito d'emergenza per le famiglie in difficoltà (per quelle in affitto si alza la soglia di reddito).

 

Confcommercio: "i ristori siano più adeguati, più inclusivi, più tempestivi"


Bisogna “rafforzare decisamente” le risorse destinate ai ristori per imprese e partite Iva, anche al di là di quanto previsto dal decreto. Questa, in sostanza, la posizione di Confcommercio, che sottolinea che gli 11 miliardi previsti vanno divisi tra circa tre milioni di soggetti e che "le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro”. I ristori, insomma, devono essere “più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi”.

La posizione della Confederazione è esattamente la stessa per le misure circa turismo, montagna e cultura, mentre le misure per i trasporti “non dovrebbero riguardare il solo trasporto pubblico locale, fornendo invece un sostegno efficace all’intero sistema dell’accessibilità”. Continuano a essere poi “urgentissimi gli interventi in materia di moratorie creditizie e di sostegno della liquidità delle imprese”.

Per il capitolo lavoro, Piazza Belli apprezza le proroghe della Cassa Covid (“ferma restando la necessità di assicurare la copertura anche per tutti i periodi antecedenti al primo aprile”) e delle deroghe per i contratti a termine sino a fine anno, nonché il finanziamento ulteriore del fondo per il parziale esonero contributivo di lavoratori autonomi e professionisti istituito nella legge di Bilancio.

Infine, parlando delle misure fiscali Confcommercio sottolinea di essere “in attesa della riforma della riscossione”.

Fonte: Confcommercio Imprese per l'Italia