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Focus sulla tassa comunale sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Che cos’è, come pagarla, come si calcola e tutte le informazioni da conoscere in vista delle scadenze 202
La guida che segue contiene indicazioni utili sulla tassa dedicata allo smaltimento dei rifiuti, la TARI, iniziando dal comprendere che cos’è, a chi viene applicata e come viene calcolata, quando deve essere pagata ma soprattutto le modalità da seguire per il versamento delle rate.

Indice degli argomenti
Che cosa è
Chi deve pagarla
Chi è escluso dalla tassazione
Come si calcola la TARI
Come calcolare la TARI per utenze domestiche
Come calcolare la TARI per utenze non domestiche
Le novità del 2020
Quando si paga la TARI
Come pagare la Tari
Il modello F24
Come pagare online
Il pagamento con PagoPA
Come verificare l'avvenuto pagamento
Agevolazioni ed esenzioni
La riduzione della TARI
Quando si applica l'esenzione
Sconto sulla TARI: come e perché

Che cosa è
La TARI, acronimo di TAssa sui RIfiuti, sostituisce la TARES ed è l’imposta destinata a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Da gennaio 2014, infatti, la TARI è andata a sostituire le precedenti tasse che venivano pagate al Comune dai cittadini, dalle aziende e dagli enti come pagamento per il servizio sia di raccolta che di smaltimento dei rifiuti. Parliamo delle tasse che sono individuate con gli acronimi di TARES (Tributo comunale sui rifiuti e sui servizi, TIA (Tariffa di igiene ambientale) e TARSU (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani). In particolare la TARI ha sostituito la TARES, una tassa che è rimasta in vigore solo nel 2013.


Chi deve pagarla


Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.

Il pagamento della TARI, ai sensi dell'art. 1 c. 641 L. n. 147/2013, spetta a chiunque sia in possesso, o detenga a qualsiasi titolo (ad esempio, locazione, comodato d’uso, usufrutto, proprietà, ecc.), locali o aree scoperte suscettibili di produrre rifiuti urbani. Per essere più specifici, deve pagare la TARI chi possiede:

locali, da intendersi tutte quelle strutture fissate al terreno e chiuse almeno su tre lati;
aree scoperte, ovvero aree su cui non sono presenti edifici o strutture edilizie, spazi circoscritti che non rappresentano parte integrante del locale, destinati a qualunque utilizzo, che forniscono rifiuti urbani e assimilati.
È obbligato a pagare la TARI chiunque occupi l’immobile, a prescindere se sia inquilino in affitto o proprietario. Nello specifico, è obbligato al pagamento:

il proprietario dell’immobile che occupa l’immobile;
l’affittuario che possiede un contratto di locazione superiore a 6 mesi. Qualora, infatti, l’inquilino abbia un contratto di locazione inferiore a 6 mesi non è costretto a pagare la TARI, in quanto spetterebbe al proprietario dell’immobile. Chi utilizza, infatti, l’immobile per un periodo inferiore oppure uguale a 6 mesi, non è costretto a pagarla poiché la tassa spetta per intero solo al proprietario.

Chi è escluso dalla tassazione
Sono invece escluse dal pagamento della TARI le aree oggettivamente inutilizzabili e che, quindi, sono escluse dal servizio pubblico di nettezza urbana:

le aree scoperte pertinenziali o accessorie a civili abitazioni, come ad esempio le cantine, le terrazze scoperte, i balconi, i giardini, i cortili o anche i posto auto scoperti. Questo non vale per le aree utilizzate per attività economiche (come il cortile di una fabbrica), che sono invece sempre tassate;
le aree condominiali comuni (di cui all’articolo 1117 del Regio Decreto 16/03/1942, n. 262 "Codice Civile") che non siano utilizzate oppure occupate in via esclusiva, quali androni dei palazzi, gli stenditoi, gli ascensori, le scale di accesso, luoghi di passaggio o altri luoghi che sono considerati in comune tra i condomini.

Come si calcola la TARI


Il cittadino non è tenuto al calcolo della TARI, dal momento che è il Comune a calcolare l’importo della tassa e ad inviargli l’avviso di pagamento. Ogni Comune determina le tariffe in base a superficie e quantità di rifiuti prodotti o a quantità e qualità di rifiuti per unità di superficie, in relazione ad usi e tipologia delle attività e al costo del servizio sui rifiuti.

Il principio fondamentale per l’applicazione della TARI, secondo l'art. 1 c. 652 L. n. 147/2013 è quello in base al quale “chi inquina paga”. I Comuni possono determinare la propria tariffa commisurando la tassa al costo del servizio e alla quantità e qualità medie ordinarie di rifiuti prodotti per unità di superficie. Si considera assoggettabile al tributo la “superficie calpestabile” di unità immobiliari, iscritte o iscrivibili nel catasto urbano, suscettibili di produrre rifiuti. Non viene considerata, quindi, la porzione di immobile dove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali.

La superficie calpestabile rappresenta la base di calcolo della tassa sui rifiuti, poiché fa riferimento ai metri quadrati netti all’interno delle mura. Nel caso di utenze domestiche, oltre alla superficie dell’immobile si tiene conto anche del numero di occupanti. Sono considerate attendibili, nonché fonti per l’applicazione della TARI, le superfici che sono state accertate o dichiarate al momento del pagamento delle precedenti tasse (TARES o TARSU). Fanno eccezione le variazioni avvenute in seguito.

La stessa normativa sulla tassa sui rifiuti conferma quanto appena sostenuto:

Per l’applicazione della TARI si considerano le superfici dichiarate o accertate ai fini dei precedenti prelievi sui rifiuti. Relativamente all’attività di accertamento, il comune, per le unità immobiliari iscritte o iscrivibili nel catasto edilizio urbano, può considerare come superficie assoggettabile alla TARI quella pari all’80 per cento della superficie catastale determinata secondo i criteri stabiliti dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 marzo 1998, n. 138.

Come già anticipato, è il Comune di appartenenza a calcolare le tariffe della TARI, sulla base dei principi previsti dal Decreto del Presidente della Repubblica 27/04/1999, n. 158. Le tariffe sono diverse e si dividono in due categorie:

utenze non domestiche, quelle appartenenti alle varie attività: industriali, professionali, artigianali e commerciali;
utenze domestiche, ovvero tutte quelle superfici che sono predisposte ad abitazioni civili e pertinenze.
Ognuna delle suddette categorie (utenze domestiche e non domestiche) è sottoposta a tassazione. La tariffa dipende dal costo del servizio reso ed è composta di due parti, una parte fissa e una variabile.

La parte fissa è determinata in base alle corrispondenti essenziali del costo del servizio, riferite in particolare agli investimenti per le opere e dai relativi ammortamenti; la parte variabile, invece, serve a finanziare quei costi, per l’appunto variabili, come il trasporto dei rifiuti, la raccolta, il riciclo e lo smaltimento, è calcolata in relazione alla quantità di rifiuti attribuiti, al servizio fornito e all’entità dei costi di gestione (art. 3 c. 2 d.p.r. n. 158/1999).

C’è da aggiungere, poi, che alla TARI viene applicato anche l’addizionale provinciale, nella misura del 5% dell’imposta. Tale cifra sarà corrisposta alla Provincia per i servizi che svolge per la protezione, tutela e igiene ambientale (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).


Come calcolare la TARI per utenze domestiche
La superficie "calpestabile" dei locali (i metri quadrati netti interni alle murature) viene moltiplicata per la parte fissa unitaria. A quest’ultima viene poi aggiunta la parte variabile, ovvero quella parte che viene decisa in base al nucleo familiare e a quanti componenti di esso occupano l’immobile. Infine, deve essere aggiunto il 5% corrispondente al tributo provinciale per le funzioni e i servizi che offre (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).


Come calcolare la TARI per utenze non domestiche
La superficie “calpestabile” dei locali (i metri quadrati netti interni alle murature) viene moltiplicata per la parte fissa unitaria della categoria a cui appartiene. La classificazione segue le 30 categorie merceologiche del Decreto del Presidente della Repubblica 27/04/1999, n. 158. Va aggiunto, poi, al risultato il prodotto tra la parte variabile della categoria e la superficie dei locali. Infine si deve sommare anche il 5% del tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene ambientale (articolo 19 del Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 504).


Le novità del 2020
Sul sito informativo dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) è possibile, dal 4 dicembre 2020, consultare istruzioni utili per stabilire la somma della tassa.

Nel 2020 è stata introdotta una nuova riforma delle regole per calcolare la TARI. Arera, infatti, con la Deliberazione n. 443 del 31 ottobre 2019 ha introdotto il MTR, ovvero il Metodo Tariffario per il servizio integrato di gestione dei Rifiuti. Un metodo utile per identificare i costi efficienti di esercizio e di investimento in riferimento al periodo 2018-2021. Inoltre vengono fornite informazioni sull’aggiornamento dei valori monetari e sulle eccezioni previste per far fronte all’emergenza Covid-19 estese al 2021.


Le novità introdotte nel 2020 sono:
revoca della categoria di rifiuti speciali assimilati agli urbani;
novità sulle somme non versate e non recuperate dai comuni che gravano sugli importi richiesti ai cittadini;
modifiche nella definizione di rifiuto urbano;
norme di trasparenza più chiare per gli utenti.

Quando si paga la TARI


Le tempistiche di pagamento della TARI, scadenze incluse, sono fissate dai singoli Comuni, sulla base di logiche amministrative locali. Se, quindi, il calcolo e le modalità di pagamento sono disciplinate a livello nazionale, per quanto riguarda le date per il pagamento della tassa sui rifiuti bisogna far riferimento ai regolamenti e alle informazioni fornite dal proprio Comune.

In linea generale è possibile individuare i casi più comuni, dividendo la TARI in tre tempistiche diverse:

1° rata da pagare entro la fine del mese di aprile;
2° rata da pagare entro la fine del mese di luglio;
3° rata è il saldo da versare entro la fine dell'anno.
Ad ogni modo per avere conferme sul calendario delle scadenze, ricordiamo di attenersi alle indicazioni del Comune di riferimento. Inoltre gli enti locali hanno modo di personalizzare ulteriormente il calendario delle scadenze con proroghe che, talvolta, possono essere previste a livello locale. Esempio lampante è stato il 2020, in cui i versamenti sono stati frammentati nel corso dell'anno a causa dell'emergenza Covid-19.


Come pagare la Tari
Il pagamento della tassa sui rifiuti non segue un calendario univoco per tutti i Comuni, poiché ogni Comune stabilisce le proprie scadenze, oltre all’importo da versare. Ad essere diverse da Comune a Comune sono anche le modalità di pagamento e, dunque, come procedere al pagamento della TARI. In particolare, tra i sistemi di pagamento a disposizione troviamo:

pagamento della TARI con bollettino postale;
pagamento con MAV;
pagamento con modello F24.

Il modello F24
Per procedere al pagamento della tassa sui rifiuti con modello F24, occorre un codice tributo da utilizzare per la compilazione. Il codice è 3944 da inserire nella “SEZIONE IMU ED ALTRI TRIBUTI LOCALI”.

Inoltre, la Risoluzione n.5/E del 18 gennaio 2021, ha introdotto anche i codici tributo per la compilazione dei modelli F24 ed F24Ep, relativi al pagamento della TEFA (il tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente), che dal 2021 dovrà essere versata separatamente dalla tassa sui rifiuti. Una novità dal momento che fino al 2020 i tributi venivano corrisposti in modo cumulativo con la TARI.

Per poter pagare il tributo in modalità separata, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito i codici tributo TEFA, TEFN e TEFZ, indispensabili per compilare i modelli di cui sopra e corrispondere il pagamento del tributo, degli interessi e delle sanzioni.

DESCRIZIONE DEI CODICI TRIBUTO

TEFA - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente
TEFN - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente - interessi
TEFZ - tributo per l’esercizio delle funzioni di tutela, protezione e igiene dell’ambiente - sanzioni

Come pagare online

I modelli F24, utilizzati per vari pagamenti quali appunto tasse e imposte, possono essere pagati anche online, in tre modalità differenti:

sul sito di Poste Italiane;
sul sito dell'Agenzia delle Entrate;
sul sito della propria banca.
Per il pagamento online del modello F24 dovrete inserire:

l’importo da pagare;
il codice tributo;
l’anno per cui l'imposta deve essere pagata;
se state pagando una rata, dovrà essere indicata quale rata è;
eventuali crediti;
saldo finale.
Pagare con Home banking
Per pagare l'F24 sul sito della propria banca è indispensabile possedere un conto corrente nella banca sul cui sito si deve procedere all'operazione. Dopo aver effettuato l'accesso, nell'apposita sezione "Pagamenti", basterà procedere alla compilazione del modello, simile a quello cartaceo, e autorizzare il pagamento, inserendo il codice del dispositivo.

Pagare sul sito di Poste Italiane
Per pagare la TARI sul sito di Poste Italiane non è necessario, differentemente se si paga con home banking, essere in possesso di un conto corrente postale. È sufficiente, infatti, possedere una PostePay o una carta di credito.

Sul sito Poste.it, nella sezione Paga Online, è possibile procedere al pagamento dell'F24 dopo aver effettuato l'accesso con SPID, o con le proprie credenziali del sito Poste.it.

Pagare sul sito dell'Agenzia delle Entrate
Non solo Poste Italiane e i servizi di Home banking ma anche il sito dell'Agenzia delle Entrate offre un servizio al cittadino dedicato al pagamento del modello F24. Si chiama F24 Web il servizio che permette di eseguire un versamento con un IBAN.

Ciò che occorre è lo SPID, una smart card abilitata oppure le credenziali per entrare sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Una volta effettuato l'accesso, sarà sufficiente cliccare su "Inizia la compilazione del modello F24", selezionare un modello e compilarlo. Una volta completata l'operazione, inserire i dati del proprio IBAN e terminare l'operazione.


Nel 2021 la TARI si paga con PagoPA


Tra le novità più importanti nel 2021 c'è la possibilità di pagare la tassa sui rifiuti tramite la piattaforma PagoPA, introdotta con il decreto ministeriale pubblicato dal MEF il 21 ottobre 2020. Le pubbliche amministrazioni, entro il 28 febbraio, dovranno aggiornare i loro attuali sistemi di incasso per includere PagoPA, il nuovo strumento di pagamento che rappresenta un passo importante per i versamenti verso gli enti pubblici.

I Prestatori di Servizi di Pagamento (Poste, Banche, Istituti di Pagamento e Istituti di Moneta Elettronica) che incassano in prima battuta TARI e TEFA, saranno obbligati a riversare il pagamento alle pubbliche amministrazioni tramite il canale PagoPA. A definire le indicazioni di riversamento della tassa sui rifiuti verso le PA è il decreto di cui sopra (decreto direttoriale del 21 ottobre 2020).

Una volta ricevuto il pagamento, i Prestatori di Servizi di Pagamento dovranno procedere, entro il giorno successivo dall'incasso, a riversarlo ai soggetti che hanno in gestione il servizio dei rifiuti urbani (Comuni, Province, Città metropolitane). Inoltre, i soggetti creditori dovranno ricevere, entro i due giorni successivi all'incasso, tutte le informazioni relative ai versamenti effettuati dai soggetti passivi, attraverso la rendicontazione PagoPA.

È decisamente un primo passo per effettuare pagamenti online verso le pubbliche amministrazioni. I Comuni (o chi detiene il servizio di gestione dei rifiuti), dal 2021, procederanno all'emissione di avvisi di pagamento PagoPA per il cittadino, contenenti tutte le informazioni corrette per il pagamento della tassa sui rifiuti.

Il cittadino, poi, potrà avvalersi anche dell'App IO per ricevere le notifiche di avvisi di pagamento, così come anche ulteriori informazioni a riguardo. Una metodologia che tende a rendere più semplice e immediato per i contribuenti il rapporto con la Pubblica Amministrazione.


Installa sullo smartphone l'ultima versione dell'app IO, scaricabile dagli store Apple e Android:


Come verificare il pagamento della TARI
Una delle domande più frequenti tra i cittadini è Come verificare se il pagamento della tassa sui rifiuti è andato a buon fine? oppure Come controllare se ho pagato correttamente la TARI negli anni passati?. Domanda più che legittima, a cui si può rispondere indicando le varie modalità attualmente disponibili.

Controllo presso il Comune di appartenenza
È possibile ricevere informazioni recandosi all'ufficio comunale di appartenenza, richiedendo un estratto che riporti la propria posizione debitoria. Questo tipo di documento, infatti, contiene tutte le informazioni inerenti ai pagamenti saldati negli anni passati e a quelli ancora da effettuare. In alcuni casi è possibile verificare i pagamenti anche nella Sezione Tributi dei siti web che i Comuni mettono a disposizione dei cittadini.

Verifica presso il sito dell'Agenzia delle Entrate Riscossione
Un ottimo metodo di verifica, che permette di evitare code all'ufficio comunale, è il controllo della propria situazione fiscale, dall'anno 2000, tramite il sito dell'Agenzia delle Entrate Riscossione. Il cittadino può accedere in diversi modi: tramite SPID, CIE (Carta di Identità Elettronica), credenziali di accesso a Fisconline o INPS.

 

Le indicazioni dell'Agenzia delle Entrate per accedere al servizio:

ACCESSO E GESTIONE PROFILO

Una volta che l'accesso è stato effettuato, si dovrà entrare nella sezione dedicata, ovvero quella di consultazioni e cassetto fiscale del proprio profilo. Basterà cliccare sull'estratto conto e selezionare la voce Dettaglio tributi, necessaria per controllare tutte le informazioni che vi occorrono: dal codice e descrizione del tributo all'anno di riferimento, fino a tutte le informazioni su importi e date dei versamenti, incluso l'Ente impositore.


Agevolazioni ed esenzioni


Dopo aver controllato la regolarità dei pagamenti, occorre chiedersi se è possibile accedere alle agevolazioni e alle esenzioni previste per l'imposta sui rifiuti. Nonostante la TARI debba essere pagata anche sulle seconde case, sono previste agevolazioni ed esenzioni che consentono di alleggerire il carico fiscale. Le riduzioni e le esenzioni riguardano in particolare gli immobili che si trovano in determinate condizioni o che rispettano alcuni criteri quali, ad esempio, case disabitate, case vacanza, immobili abbandonati o anche case concesse in locazione o in comodato d'uso a parenti.

Norme e regolamenti sono sempre stabiliti dai Comuni, non solo sulla base dell'immobile ma anche del luogo in cui si trova e delle norme nazionali. Quindi per sapere se effettivamente è possibile o meno accedere alle agevolazioni, bisogna far riferimento ai regolamenti delle singole amministrazioni comunali.

Ad ogni modo, entro il 30 giugno dell'anno successivo, occorre presentare al Comune di appartenenza una dichiarazione riguardante la tassa sui rifiuti. Andrà allegato anche un particolare certificato redatto da un tecnico abilitato. Mentre per le seconde case, qualora non venisse fornita una dichiarazione TARI, è il Comune a stimare un numero dei componenti superiore a quello reale. Motivo per cui è indispensabile che si facciano delle verifiche sul conteggio del tributo che viene inviato dal Comune per presentare, eventualmente, una domanda di rettifica.


Quando è possibile la riduzione
La Legge di Bilancio 2021 prevede la riduzione della TARI di due terzi per le abitazioni di soggetti che non risiedono in Italia. La norma, però, si applica soltanto per una abitazione che non è stata concessa in comodato a terzi e non locata. Da non dimenticare la presentazione della relativa domanda entro il 30 giugno dell'anno successivo.


Quando si applica l'esenzione
Scatta l'esenzione sulla TARI per gli immobili disabitati o inagibili e, dunque, più in generale, per tutte quelle abitazioni che non sono utilizzate. L'assenza di collegamenti idrici, elettrici o fognari consente di avere una dimostrazione dell'inagibilità o inabitabilità dell'immobile. In alcuni casi, invece, diversi Comuni prevedono l'esenzione anche in riferimento di quelle abitazioni che non sono utilizzate per scelta dai proprietari. Unica condizione è che non devono essere presenti utenze né arredi.


Sconto sulla TARI: come e perché
Che cosa succede se il servizio di raccolta di rifiuti non viene svolto correttamente? Il contribuente ha diritto al 20% e 40% di sconto sulla tassa qualora il servizio di raccolta dei rifiuti non venga effettuato in modo corretto o venga interrotto.

Le riduzioni sulla TARI sono disciplinate dall'art.1 della legge 147/2013, nei commi 656 e 657. Riportiamo di seguito l'estratto dei commi sopra citati.

Ai sensi del comma 656 della legge n. 147/2013
La Tari è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

Ai sensi del successivo comma 657
Nelle zone in cui non è effettuata la raccolta, la Tari è dovuta in misura non superiore al 40 per cento della tariffa da determinare, anche in maniera graduale, in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita.”

 

Fonte: Confcommercio Imprese per l'Italia

DEFINIRE METODO DI LAVORO CONTINUO E STRUTTURATO TRA GOVERNO E PARTI SOCIALI E BENE RIFORMA COMPLESSIVA DEL SISTEMA TRIBUTARIO"

"Nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente Draghi al Senato, spicca, anzitutto, il riferimento alla comune responsabilità di una ‘Nuova Ricostruzione’, che, come nel Dopoguerra, consenta di ‘consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti’. E’ una responsabilità tanto più impegnativa, perché, dopo l’uscita dall’emergenza sanitaria, non tutto potrà tornare come prima. Importanti, in questo contesto, lo specifico riferimento al turismo che va supportato sia per superare il ‘disastro creato dalla pandemia’, sia per affrontare la sfida del cambiamento e della sostenibilità. E, in generale, la scelta strategica tra ‘quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento’ come principale compito di una politica economica, che faccia leva su innovazione, accesso al capitale ed al credito, politiche monetarie e fiscali espansive": così il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sull'intervento del Presidente del Consiglio Draghi al Senato.

"È un compito che rafforza, a nostro avviso, anche la necessità e l'urgenza di definire un metodo di lavoro continuo e strutturato tra Governo e parti sociali su larghissima parte delle questioni richiamate dal Presidente Draghi: dalla risposta alle emergenze al quadro delle riforme (concorrenza e fisco, pubblica amministrazione e giustizia, politiche attive per il lavoro e l’intero ventaglio degli obiettivi strategici del PNRR)".

"In particolare - conclude Sangalli - è di grande interesse il passaggio sulla necessità di un intervento complessivo sul sistema tributario che esclude cambiamenti di tasse 'una alla volta'. Compito che il Premier, molto opportunamente prevede di affidare a una commissione di esperti, ben consapevole che una buona riforma fiscale è alla base della ricostruzione economica".

 

Fonte: Comunicati stampa Confcommercio

Mercoledì, 17 Febbraio 2021 09:08

Economia: Crollo delle esportazioni

Da gennaio a settembre 2020 nell'Isola si registra un calo del 21,4% Sicilia, crollo esportazione prodotti petroliferi affossa l'intero comparto Il valore dei raffinati che nel 2019 copriva il 56,1% del totale, è sceso al 34% Crollo domanda Risultato dei primi 9 Regge il comparto croata, primo mer- mesi del 2020 nega- agricolo (+9%), cato di destinazione tivo ovunque tranne male alimentare e dei raffinati in Molise e Liguria bevande (-7,5%) PALERMO - Crolla l'export siciliano durante la pandemia. Lo rivela l'Ufficio Studi di Sace, nell'ultimo focus sull'export italiano, elaborato su dati Istat. Se il Mezzogiorno regge, trainato dal settore agroalimentare, non può dirsi la stessa cosa per la Sicilia che, secondo il report in questione, vede un -21,4% sull'export regionale nel periodo che va da Gennaio a Settembre 2020. Il valore dell'export siciliano, che nel 2019 si è assestato a 9,5 miliardi, è sceso a 5,5 miliardi nel periodo compreso tra gennaio e settembre 2020.

In dettaglio, l'export siciliano è crollato per diverse ragioni. Nel settore dei prodotti raffinati, nel 2019, questo settore copriva il 56,1% del totale delle loro esportazioni, dunque il crollo delle vendite per questo settore, nell'ordine di quasi il 34% ha causato un risultato complessivo molto negativo. Ad incidere, è stato il crollo della domanda croata (-55,3% gen-sett 2020 vs- gen-sett 2019), corrispondente al primo mercato di destinazione per i prodotti raffinati siculi (14,9% dell'export nel 2019). Tuttavia, la mancata ripresa perdurata anche nel terzo trimestre, rendendola l'unica regione italiana a non aver registrato un cambio di rotta rispetto ai tre mesi precedenti, è imputabile soprattutto al calo dell'export verso Algeria e Slovenia (secondo e terzo mercato di destinazione), verso cui si è registrata una flessione nel terzo trimestre rispetto a quello precedente, rispettivamente, del -28,5% e del -32,8%. Diversamente, il comparto agricolo in Sicilia è stato molto positivo (+9%), come per le altre regioni del Sud Italia, mentre quello di alimentari e bevande, a causa soprattutto delle performance negative del vino delle province di Agrigento, Palermo e Trapani, ha registrato un calo (-7,5%). L'export italiano è profondamente diversificato a livello territoriale. Ciascuna provincia presenta peculiarità produttive ed è proprio tale livello di specializzazione a rendere il Made in Italy un unicum nello scenario mondiale e ha permesso la tenuta di diverse realtà territoriali nonostante la crisi. I dati pubblicati a dicembre evidenziano per i primi nove mesi del 2020 un forte calo dell'export su quasi tutto il territorio nazionale rispetto allo stesso periodo del 2019 (-12,5%), con una dinamica meno negativa della media nel Mezzogiorno (ad esclusione delle Isole) grazie alle ottime performance dei prodotti agroalimentari e del Molise, che ha registrato una crescita delle vendite oltreconfine significativa (+31,4%).

Il valore delle esportazioni di beni di tutte le ripartizioni territoriali nazionali è cresciuto tra luglio e settembre rispetto ai tre mesi precedenti sino a tornare quasi ai livelli del primo trimestre (97,6%). Il dato è positivo e diffuso in quasi tutte le regioni, tranne la Sicilia, che ha mostrato invece una contrazione. È una buona notizia che segna la ripartenza della domanda estera, tanto importante per l'economia italiana. Tuttavia il risultato dei primi nove mesi del 2020 continua a rimanere in territorio negativo (-12,5%) e questo accomuna quasi tutte le regioni: fanno eccezione solo Molise e Liguria.

Lo shock pandemico ha messo ancor più in risalto le potenzialità inespresse dell'export del Mezzogiorno, potenzialità che potrebbero essere sviluppate nel prossimo futuro sia verso quelli che sono già importanti partner commerciali (come Stati Uniti, Francia e Germania), sia verso geografie ancora poco conosciute ai prodotti meridionali. Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Piemonte, che pur continuano a giocare ruoli da protagoniste per l'export nazionale, hanno visto un calo in quasi tutti i settori esportativi, in particolare nella meccanica e nel tessile e abbigliamento; il comparto agroalimentare, anche in queste regioni, è quello che ha saputo contenere maggiormente gli effetti negativi e in alcuni casi addirittura accrescere le proprie vendite oltreconfine.

La meccanica strumentale ha subito una contrazione in tutte le regioni d'Italia, provocando in particolare una flessione in quelle, come Lombardia e Piemonte, per le quali il settore è significativamente importante. Alcune categorie di prodotto sono riuscite a mantenersi positive nonostante le difficoltà presenti nei settori a cui appartengono: è il caso del mobilio forlivese, del comparto moda di Arezzo, nonché dei macchinari agricoli del padovano e vicentino.

Liliana Rosano 

 "Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa occasione in realtà" "Sembrano esserci tutte le condizioni, un'opera per il riscatto dell'Italia" PALERMO - "Come Governo Musumeci faremo di tutto per tramutare questa grande occasione nella realtà attesa da decenni". Sono le parole dell'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, coordinatore regionale di Forza Italia, in relazione alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e alla possibilità che, la nuova maggioranza di Governo, possa portare concretamente avanti l'opera. "Oggi sembrano davvero esserci tutte le condizioni - conferma Falcone: un presidente del Consiglio come il professor Draghi, attento da sempre alla riduzione di disuguaglianze e divari territoriali come quello fra Nord e Sud del Paese, ma anche forze politiche della sinistra entrate nella maggioranza - non solo di centrodestra, che da sempre è a favore del Ponte - che si schierano apertamente per quest'opera, da Renzi fino al Pd con le parole del segretario regionale".

Falcone parla di "opera emblematica e di un riscatto di portata storica per l'Italia, che dimostrerebbe di saper fare le grandi opere, con orgoglio e lungimiranza, così come fatto in passato e come fanno tutti i nostri partner europei" evidenziando come occorra non perdere il "grande treno del Recovery plan". "Discutiamo rapidamente delle soluzioni tecniche - aggiunge - ma confido che anche stavolta i propositi sul rilancio infrastrutturale, sociale ed economico della Sicilia non si traducono in un passaggio a vuoto. Forza Italia è il partito che, sul Ponte, era passato dalle parole ai fatti - ricorda ancora Falcone - sotto i Governi del presidente Berlusconi".

"Avevamo avviato l'opera - continua - ma poi Monti e la sinistra più retrograda cancellarono tutto, facendoci accumulare un altro decennio di ritardo rispetto a resto d'Italia e d'Europa". Un quadro oggi decisamente mutato per quanto alcune forze al Governo siano non favorevoli all'opera. "I 5 stelle, archiviata la fase Conte, hanno l'opportunità di mettersi alle spalle pregiudizi e ideologia per diventare protagonisti di un `Governo dei Si' - conclude l'assessore - che, con la costruzione del Ponte, potrebbe cambiare il destino di Sicilia, Mezzogiorno e tutto il Paese".

ROMA

«Massimo confronto e ascolto»: il neoministro del Lavoro, Andrea Orlando, si rivolge alle parti sociali e segna in questa direzione il metodo di lavoro che intende portare avanti. Nel secondo tavolo con le parti sodali, dopo l'incontro di domenica con Cgil, Cisl e Uil, raccoglie le loro posizioni e conferma l'intenzione di rivedere presto le parti, entro due settimane, per sottoporre un documento «con un impianto di riforma» sul tema degli ammortizzatori sociali e un'agenda di lavoro e di priorità, tra le quali il sostegno all'occupazione, a partire da donne e giovani. Sul blocco dei licenziamenti una risposta non c'è ancora, in attesa del discorso programmatico del nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi. La riforma degli ammortizzatori sociali, in senso universale per dare copertura a tutti i lavoratori, insieme al rilancio delle politiche attive sono infatti i temi prioritari portati da sindacati e imprese al tavolo, e ancor prima c'è la proroga -generalizzata o selettiva, come sostiene Confindustria del blocco dei licenziamenti, oltre il 31 marzo, e della cig Covid, gratuita perle imprese, durante tutta la fase di emergenza. E, se i sindacati chiedono la proroga del blocco dei licenziamenti per tutti finché dura l'emergenza realizzando nel frattempo la riforma degli ammortizzatori sociali, le imprese non sono tutte sulla stessa linea. La «prima necessità» è quella di fare la riforma degli ammortizzatori sociali, premette il vicepresidente di Confindustria, Maurizio Stirpe, al tavolo. Riforma che poi è «strettamente connessa al blocco dei licenziamenti. Su questo aspetto ci vuole pragmatismo e un approccio empirico. Dove ci sono attività ferme perché il governo decide di fermarle - sostiene - è giusto che ci sia il blocco dei licenziamenti» ed anche «il riconoscimento dei costi di gestione e il differimento degli oneri fiscali e contributivi. Ma dove non ci sono condizioni di sospensione per legge, ma riduzione di attività dovute al mercato, dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro». Oltre alla posizione di Confindustria, l'Alleanza delle cooperative propone di prevedere un «percorso graduale» di allentamento del divieto di licenziamento, che si ponga in alternativa al ricorso agli ammortizzatori sociali Covid, che comunque vanno prorogati: ovvero prevedendo un regime differenziato con «impossibilità di licenziare per le imprese che li utilizzano». Confcommercio rimarca la situazione «drammatica» del sistema produttivo con quasi mezzo milione tra imprese (305mila) e lavoratori autonomi (circa 200mila) a rischio e la necessità di prorogare la cassa Covid «senza costi, soprattutto se in parallelo viene prevista un'ulteriore proroga del blocco licenziamenti».

Ammortizzatori sociali e ristori In vista riforma e rimodulazioni

Le questioni più urgenti sul tavolo di Palazzo Chigi : Ammortizzatori sociali e ristori. In vista riforma e rimodulazioni, allo studio un nuovo sistema di copertura per il sostegno al reddito. La destinazione dei fondi dello scostamento di 32 mld sarà rivista ROMA Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per ieri nelle regioni gialle è invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare «al più presto» gli operatori del settore con «adeguati ristori». Il turismo ed i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo Governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto "Ristori" 5 può contare su32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio. SuI fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati (Cisal, Confsal, Ugl e Usb), le imprese e le categorie: da Confindustria a Confapi, da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura ['emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali, come sostiene Confindustria. Da definire insieme al prolungamento della cassa integrazione Covid, ora gratuita per le imprese. Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della Cig (ulteriori 8 settimane di Cigo e 26 settimane di Cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro i131 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita [va, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Per i neoministri dello Sviluppo economico e del Turismo, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, i ristori per lo sci devono avere priorità assoluta e «non è detto che bastino i 4,5 miliardi» richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, «probabilmente ne serviranno di più». Anche il segretario Pd Nicola Zingaretti chiede al Governo di intervenire. «Il danno per l'economia dello sci e della montagna è davvero immenso - afferma -. Il governo subito si adoperi per indennizzi e ristori a chi è stato colpito. Questa è la priorità assoluta». Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

Aiuti alle imprese Faccia a faccia tra le organizzazioni di categoria e il Governo Musumeci per dare un rapido sostegno alle aziende in crisi Aiuti alle imprese? "Affidare la gestione ai Confidi" "La risposta urgente che serve non può arrivare né dalla macchina amministrativa regionale né dai click day"

 

PALERMO - Dare alle aziende tutto l'aiuto possibile ma fare in modo che venga sfruttato al meglio. Questo l'argomento in discussione tra Confcommercio Sicilia, Confapi Sicilia, Unimpresa Sicilia, la conferenza degli ordini dei dottori commercialisti della Sicilia, che hanno condiviso la preoccupazione espressa dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, circa la necessità di fare arrivare il più velocemente possibile gli aiuti pubblici alle imprese stremate dalla crisi pandemica.

"Utilizzare l'esperienza di Fidimed e ConfeserFidi, i due confidi vigi- lati da Bankitalia" La proposta delle organizzazioni di categoria al governatore e all'assessore all'Economia, Gaetano Armao, per risolvere il problema è semplice: utilizzare l'ampia esperienza di Fidimed e ConfeserFidi (i due confidi siciliani vigilati da Bankitalia) nella gestione di fondi pubblici per lo sviluppo, come hanno già dimostrato con ottimi risultati per conto di altre Regioni. I due confidi, in questa emergenza, hanno già ricevuto pressanti sollecitazioni dal mondo delle associazioni di categoria e si sono resi disponibili a gestire un budget assegnato dalla Regione e finalizzato alla più rapida, efficiente ed efficace erogazione degli aiuti alle imprese in difficoltà. Ciò sarà possibile grazie alle proprie strutture tecniche di valutazione e le proprie reti di sportelli e professionisti, diffuse capillarmente sull'intero territorio dell'Isola, con il coinvolgimento dei confidi convenzionati con la regione, delle associazioni di categoria e degli ordini professionali.

"Le imprese non possono più aspettare — scrivono Gianluca Manenti, vicepresidente vicario Confcommercio Sicilia, Dhebora Mirabelli, presidente Confapi Sicilia, Salvo Politino, presidente Unimpresa Sicilia e Maurizio Attinelli, presidente Conferenza degli Ordini dei Dottori commercialisti della Sicilia — e la risposta urgente che serve non può arrivare né da una macchina amministrativa regionale che non ha avuto il tempo ne cessano per adattarsi a questa nuova drammatica realtà, né dai click day".

La scelta nasce dalla necessità, in questo particolare momento, di affidarsi alla professionalità e competenza di due confidi che hanno già dimostrato di sapere fare presto e bene (Fidimed con Lazio Innova e con Banca Progetto, ConfeserFidi con Fondo Europeo per gli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti, Banca Europea per gli Investimenti e varie Finanziarie regionali).

I primi consorzi fidi nascono nel 1956 per facilitare l'accesso al credito delle Pmi Questi enti per legge possono erogare finanziamenti diretti e ogni giorno hanno contatto diretto col mondo delle imprese e ne conoscono le esigenze. Fidimed e ConfeserFidi sono vigilati da Bankitalia, la loro operatività è favorita da collaudate piattaforme tecnologiche e da professionalità abituate a impegnarsi al massimo per dare risposte immediate e, grazie alla collaborazione dei confidi, possono coprire l'intero territorio siciliano.

"La Regione — concludono le organizzazioni di categoria — compia questo atto di concreta attenzione nei confronti dei bisogni delle imprese delegando ai due confidi siciliani l'attività di erogazione degli aiuti per l'emergenza". I confidi nascono come espressione delle associazioni di categoria nei comparti dell'industria, del commercio, dell'artigianato e dell'agricoltura, basandosi su principi di mutualità e solidarietà. I primi consorzi fidi, nascono nel 1956, per facilitare l'accesso al credito alle piccole imprese; ad oggi, i confidi offrono alle aziende l'ampliamento delle capacità di credito (prevenzione dei fenomeni di usura), la riduzione del costo del denaro, la trasparenza e certezza delle condizioni e la consulenza finanziaria e di orientamento.


Allarme della federazione dei pubblici esercizi: "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro".

La Fipe, dopo aver chiesto a più riprese, tra l'altro proprio in occasione di San Valentino, la riapertura serale dei ristoranti nelle zone gialle e a pranzo nelle zone arancioni, ha lanciato l'allarme sul bonus ristorazione "fermo al palo". "Gli oltre 46mila imprenditori della ristorazione - sottolinea Fipe - che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l'acquisto dei prodotti agroalimentari italiani, non hanno ancora ricevuto quanto promesso dal governo. E questo nonostante siano passati due mesi dall'ultima data utile per la presentazione delle domande, fissata per il 15 dicembre scorso". "Ci era stato garantito che entro la fine di gennaio sarebbe stato effettuato il pagamento dell'anticipo del 90% sugli acquisti dei prodotti agroalimentari. Siamo a metà febbraio e ancora i ristoratori non hanno visto un euro". "Chiediamo - conclude la nota della Federazione dei pubblici esercizi - un intervento immediato da parte del neo ministro dell'Agricoltura, Stefano Patuanelli: in ballo ci sono oltre 345 milioni di euro, fondamentali per un settore messo in ginocchio dalle misure di contenimento del Covid-19. Non dimentichiamoci, inoltre, che il plafond complessivo raggiungeva i 600 milioni di euro. Queste risorse non possono essere perse, ma vanno immediatamente riallocate a sostegno della filiera agroalimentare".

 


Appuntamento alle 18, al centro le questioni del blocco dei licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali. Intanto il nuovo Governo comincia il lavoro sul nuovo decreto Ristori.
Governo subito alle prese con le questioni più urgenti, dal capitolo ammortizzatori sociali ai nuovi ristori. Dopo l'ultimo stop all'avvio della stagione sciistica, la cui riapertura attesa per il 15 febbraio nelle regioni gialle è stata invece rinviata al prossimo 5 marzo, la richiesta degli indennizzi, insieme al più generale sostegno per le imprese ed i lavoratori, con la scadenza tra un mese e mezzo del blocco dei licenziamenti, si fa più pressante. L'esecutivo assicura l'impegno a compensare "al più presto" gli operatori del settore con "adeguati ristori".

Il turismo e i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle restrizioni anti-Covid reclamano l'urgenza del decreto ad hoc, rimasto in stand by per il passaggio dal vecchio al nuovo governo, e che ora forse inevitabilmente verrà condizionato dalle nuove misure che aprono alla necessità di ricalibrare la bussola nell'utilizzo delle risorse. L'atteso decreto Ristori 5 può contare su 32 miliardi, dopo l'ultimo scostamento di bilancio autorizzato dal Parlamento a metà gennaio.

Sul fronte lavoro, il neoministro Andrea Orlando, che ha già avviato il giro di incontri con le parti sociali aprendo domenica il confronto con Cgil, Cisl e Uil, oggi pomeriggio vedrà gli altri sindacati, le imprese e le categorie: da Confcommercio a Confindustria, da Confapi a Confesercenti, Confartigianato, Casartigiani, Cna ad Alleanza delle cooperative. Sul tavolo, tra le priorità, c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, che vada verso un sistema universale di copertura, e il rilancio dell'occupazione, a partire da donne e giovani. La crisi economica innescata dalla pandemia ha infatti colpito soprattutto i lavoratori con posizioni precarie e meno protette dal sistema di ammortizzatori sociali, con potenziali conseguenze negative sulle disuguaglianze, afferma anche la Banca d'Italia in uno dei suoi Working paper. Senza contare la questione del blocco dei licenziamenti, che scade il prossimo 31 marzo e che si dovrà decidere se e per quanto tempo prorogare ancora e se per tutti finché dura l'emergenza, come chiedono i sindacati, o soltanto per i settori più in difficoltà e che sono stati costretti a chiudere per via dei decreti emergenziali. Da definire insieme al prolungamento della cig Covid, ora gratuita per le imprese.

Punti destinati a confluire nell'atteso prossimo decreto Ristori. Nel pacchetto su cui aveva lavorato l'ex ministra Nunzia Catalfo erano previsti la proroga della cig (ulteriori 8 settimane di cigo e 26 settimane di cig in deroga e assegno ordinario da utilizzare entro il 31 dicembre 2021), gli aiuti agli autonomi e professionisti con altri 1,5 miliardi al fondo per l'esonero dal pagamento dei contributi previdenziali, un'ulteriore indennità di 3.000 euro per i lavoratori dello spettacolo, stagionali e autonomi privi di partita Iva, insieme ai ristori in senso stretto. Ma l'ultimo stop agli impianti sciistici richiede anche di rivedere le poste. Tra le novità anche il fatto che finora per identificare la platea delle attività da ristorare si è fatto ricorso ai codici Ateco, l'elenco delle attività rimaste aperte o chiuse. Ma in ballo c'era l'ipotesi di rivedere questo criterio.

 

"LE PAROLE CHIAVE DELLA RIFORMA DEVONO ESSERE: RIDUZIONE DELLA TASSAZIONE DI TUTTI I REDDITI DA LAVORO E SEMPLIFICAZIONE DI UN SISTEMA FISCALE FARRAGINOSO E COMPLESSO"


"L'attuale sistema fiscale italiano - originato dalla riforma degli inizi degli anni settanta e più volte revisionato nel corso degli anni - ha finito per generare, nel tempo, un’alta pressione fiscale associata ad un sistema normativo farraginoso e complesso. Per Confcommercio, quindi, la riforma dell'IRPEF dovrà essere finalizzata alla riduzione della tassazione sui redditi da lavoro da intendere nell’accezione più ampia - sia dipendente, sia autonomo, sia d'impresa - in particolare per i contribuenti con reddito basso e medio-basso, in modo da aumentare il tasso di occupazione, ridurre il lavoro sommerso ed incentivare l’iniziativa privata".

Così Lino Stoppani, Vice Presidente Vicario di Confcommercio, nel corso dell'audizione alle Commissioni Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario.

"Per fare ciò - continua Stoppani - occorre, in primo luogo, eliminare le principali criticità dell’attuale impianto dell’IRPEF attraverso il recupero della progressività dell'imposta; l'eliminazione dei fattori distorsivi dell’imposta che alterano la sua progressività e determinano l'attuale divario tra le aliquote nominali e le aliquote effettive; una maggiore trasparenza delle regole di determinazione dell’imposta.
a riduzione della pressione fiscale, inoltre, dovrà avvenire senza incremento delle imposte indirette, al fine di non comprimere i consumi, e senza fare ricorso ad imposte patrimoniali fuori contesto che finirebbero per deprimere la ripresa. Occorre, infine, giungere ad una generale semplificazione del sistema fiscale anche attraverso la sistematizzazione di tutto il quadro normativo in un 'Codice Tributario Unico'.

In estrema sintesi, è necessaria - conclude il Vice Presidente Vicario di Confcommercio - una semplificazione del sistema fiscale in grado di favorire il dialogo - anche in forma digitale - tra Fisco e contribuenti".