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RIAPERTURE, DA OGGI IL COPRIFUOCO È ALLE 23
Il Cdm ha approvato il nuovo decreto: i ristoranti potranno lavorare anche al chiuso dal primo giugno, negozi dei centri commerciali aperti già dal prossimo weekend, discoteche ancora chiuse.
A Palazzo Chigi si è tenuta a tanto attesa riunione della cabina di regia chiamata a prendere, dati alla mano, attese e importanti decisioni sulle riaperture rispetto alla situazione attualmente in vigore. La conclusione, messa nero su bianco in un decreto approvato dal Consiglio dei ministriè che da domani il coprifuoco verrà spostato alle 23, per poi farlo slittare alle 24 dal 7 giugno e abolirlo del tutto dal 21 giugno. Per quanto riguarda le altre decisioni, in ordine cronologico:
i centri commerciali torneranno ad aprire dal fine settimana del 22 maggio;
le palestre dal 24 maggio;
i ristoranti potranno riprendere il servizio anche al chiuso dal primo giugno, a pranzo e cena;
i parchi tematici riapriranno il 15 giugno;
matrimoni e feste dal 15 giugno, ma solo con il “green pass”;
i congressi si potranno di nuovo organizzare dal primo luglio;
sale giochi e bingo dal primo luglio;
discoteche ancora chiuse.
L'altra decisione importante riguarda il cambio dei parametri del monitoraggio con il quale vengono stabiliti i colori delle Regioni. L'Rt, l'indice di diffusione del contagio, non sarà più determinante: conteranno il tasso di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari e l'incidenza dei casi. Con meno di 50 casi per 3 settimane consecutive e un rischio basso si va in zona bianca, in cui le uniche misure in vigore sono il distanziamento e l'uso della mascherina. Nei primi 15 giorni di giugno, se il calo dei contagi si confermerà, potrebbero andarci 6 regioni: Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna (dal 7), Abruzzo, Veneto e Liguria (dal 14).
Il comunicato di Palazzo Chigi
Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti relative all'emergenza epidemiologica da COVID-19. In considerazione dell'andamento della curva epidemiologica e dello stato di attuazione del piano vaccinale, il testo modifica i parametri di ingresso nelle "zone colorate", secondo criteri proposti dal Ministero della salute, in modo che assumano principale rilievo l'incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva nonche' il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva. Inoltre, nelle "zone gialle" si prevedono rilevanti, ancorché graduali, modifiche. Di seguito le principali: dall'entrata in vigore del decreto, il divieto di spostamenti dovuti a motivi diversi da quelli di lavoro, necessità o salute, attualmente previsto dalle ore 22.00 alle 5.00, sarà ridotto di un'ora, rimanendo quindi valido dalle 23.00 alle 5.00. A partire dal 7 giugno 2021, sarà valido dalle ore 24.00 alle 5.00. Dal 21 giugno 2021 sarà completamente abolito.
Dal 1 giugno sarà possibile consumare cibi e bevande all'interno dei locali anche oltre le 18.00, fino all'orario di chiusura previsto dalle norme sugli spostamenti; dal 22 maggio, tutti gli esercizi presenti nei mercati, centri commerciali, gallerie e parchi commerciali potranno restare aperti anche nei giorni festivi e prefestivi; anticipata al 24 maggio, rispetto al 1 giugno, la riapertura delle palestre; dal 1 luglio potranno riaprire le piscine al chiuso, i centri natatori e i centri benessere, nel rispetto delle linee guide e dei protocolli; dal 1 giugno all'aperto e dal 1 luglio al chiuso, sarà consentita la presenza di pubblico, nei limiti già previsti (25 per cento della capienza massima, con il limite di 1.000 persone all'aperto e 500 al chiuso), per tutte le competizioni o eventi sportivi (non solo a quelli di interesse nazionale); dal 22 maggio sarà possibile riaprire gli impianti di risalita in montagna, nel rispetto delle linee guida di settore; dal 1 luglio sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò potranno riaprire al pubblico; parchi tematici e di divertimento potranno riaprire al pubblico dal 15 giugno, anziché dal 1 luglio; tutte le attività di centri culturali, centri sociali e centri ricreativi saranno di nuovo possibili dal 1 luglio; dal 15 giugno saranno possibili, anche al chiuso, le feste e i ricevimenti successivi a cerimonie civili o religiose, tramite uso della "certificazione verde". Restano sospese le attività in sale da ballo, discoteche e simili, all'aperto o al chiuso; dal 1 luglio sarà nuovamente possibile tenere corsi di formazione pubblici e privati in presenza.
Silb: "il Governo si è completamente dimenticato di noi"
"Siamo rimasti ancora invisibili, sono ormai quindici mesi che il Governo si è completamente dimenticato di noi, dalle attenzioni del Governo sono escluse solo le attività dei locali e dell'intrattenimento". Questa la reazione di Maurizio Pasca, presidente del Silb/Fipe, l'Associazione italiana di imprese di intrattenimento di ballo e spettacolo. Pasca ha quindi ribadito che questa settimana verrà sottoposto un protocollo ad hoc al Cts: “mi auguro che sia data la giusta attenzione e che siano portati avanti i due test in Puglia e a Milano, altrimenti un intero settore è a rischio fallimento".
Acadi: “anticipare a giugno riapertura del settore”
Il primo luglio è troppo in là, bisogna anticipare la riapertura del settore gioco a giugno. È la richiesta di Acadi, l'Associazione concessionari giochi pubblici aderente a Confcommercio. "Attendiamo da mesi una data e quella che ci è stata proposta ieri (17 maggio, ndr) rischia di gettare nello sconcerto lavoratori, tecnici e imprese del settore perché non solo è troppo lontana ma continua a non tenere conto dei livelli di sicurezza implementati dal comparto che mettono il gioco pubblico avanti a tanti altri già aperti da tempo per sicurezza garantita a utenti e lavoratori ed assenze di focolai. In questi giorni – dice il presidente Geronimo Cardia - bene farà il Governo a prendere atto di questo con gli organi tecnici e ad anticipare senza ulteriori indugi la riapertura a giugno".
Confcommercio Lombardia: “riaperture passo avanti, ma ancora criticità”
“Bene l’allentamento del coprifuoco e, soprattutto, la possibilità della consumazione al chiuso in bar e ristoranti. Resta però il fatto che dal primo giugno ci separano ancora due settimane, mentre gli operatori hanno bisogno di risollevarsi il prima possibile dopo quindici mesi di fortissima sofferenza”. È il giudizio di Confcommercio Lombardia, secondo la quale con lo spostamento del coprifuoco alle 23 il recupero per la ristorazione è quantificabile in 40 milioni al mese, mentre la somministrazione al chiuso permetterà di salirà a 216 milioni e quando il coprifuoco slitterà alle 24 il recupero complessivo sarà di 365 milioni. “Un passo avanti verso quella normalità operativa in grado di dare respiro a migliaia di imprenditori – commenta l’Associazione - ma l’attenzione deve restare alta, in particolare per tante situazioni contingenti di drammatica difficoltà che sono il lascito terribile della pandemia”. “L’auspicio è che la ripresa del turismo internazionale possa garantire slancio alla ripartenza e che lo scatto definitivo della campagna vaccinale possa far sì che non si torni più indietro e che queste riaperture siano, davvero, definitive”, conclude Confcommercio Lombardia.
Confcommercio Milano: “il coprifuoco alle 23 vale 18,6 milioni”
Con lo spostamento dell'orario del coprifuoco alle 23 la crescita dei ricavi per bar e ristoranti milanesi sarà di 18,6 milioni di euro, mentre l’impatto sarebbe più significativo se venisse accoppiato alla riapertura dei locali anche al chiuso: +109 milioni di euro. Le stime sono dell'Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. “Le imprese hanno la vitale necessità di riavviare le proprie attività, in sicurezza e con un cronoprogramma serrato. Non possono più sopravvivere con i sostegni che sono spesso stati insufficienti per colmare le gravi perdite subite. Il sostegno migliore e l'unico che in questo momento possa rivelarsi davvero efficace è quello delle riaperture complete", ha commentato il segretario generale Marco Barbieri.
LA RISTORAZIONE VUOLE USCIRE DAL TUNNEL DELLA PANDEMIA
Presentato il Rapporto annuale Fipe: nel 2020 persi quasi 250mila posti di lavoro e 130 miliardi di consumi. Il ministro Giorgetti: "L'imprenditore come un eroe moderno". Il presidente Stoppani: "Bar e ristoranti devastati nei numeri, servono certezze e sostegni".
Proprio all’indomani del decreto sulle riaperture approvato dal Consiglio dei Ministri che in qualche modo segna un confine tra l’emergenza pandemia e un lento ritorno alla normalità è stato presentato oggi il Rapporto annuale sulla ristorazione con il titolo “Prove di ripartenza” realizzato dall’Ufficio Studi della Fipe alla presenza del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti e del presidente della Fipe, Lino Stoppani. Nell’annus horribilis del coronavirus, il solo settore della ristorazione ha perso quasi 250 mila posti di lavoro (oltre mezzo milione, 514mila se si tiene conto anche del settore alloggio) molti dei quali a tempo indeterminato e soprattutto di giovani e donne. In termini di consumi, la perdita è stata di 130 miliardi di cui 31 solo nella ristorazione. Questo anche perché a livello di reddito siamo tornati ai livelli del 1994 con circa 900 euro pro capite. Nel 2020 sono oltre 22 mila i pubblici esercizi, bar e ristoranti, che hanno chiuso a fronte delle 9.190 che hanno aperto, un saldo negativo di oltre 13 mila imprese. Un altro aspetto messo in evidenza dal rapporto è che il 23% delle imprese non hanno ricevuto ristori per una serie di difficoltà tra codici Ateco e mancate aperture di partite Iva. Concludendo l’analisi dei dati, il direttore dell’Ufficio Studi Fipe, Luciano Sbraga, ha sottolineato che “il secondo lockdown è stato il peggiore da un punto di visita psicologico ed economico: i ristoranti non hanno lavorato la sera per sei mesi dal novembre 2020”.
Parlando in termini di fatturato, sei titolari di pubblici esercizi su dieci hanno lamentato un crollo di oltre il 50%, mentre il 35,2% ritiene che il fatturato si sia contratto tra il 10% e il 50%. I motivi alla base della riduzione dei ricavi sono dovuti principalmente al calo della domanda a causa delle misure restrittive dovute al Coronavirus, sia sulle attività che sulla mobilità delle persone (88,8%), nella riduzione della capienza all'interno dei locali per l'attuazione dei protocolli di sicurezza (35,4%) e nel calo dei flussi turistici (31,1%), in particolare di quelli stranieri. Dopo aver raggiunto il suo massimo storico nel 2019, con oltre 46 miliardi di euro, il valore aggiunto generato dalle imprese della ristorazione è precipitato in un solo anno del 33%.
Stoppani: “Dalla crisi emerge l’importanza del settore della ristorazione”
Il presidente Fipe, Lino Enrico Stoppani, commentando i dati del rapporto ha sottolineato che "la situazione della ristorazione a distanza di un anno fotografa un settore devastato nei numeri e proietta un futuro con nuove incertezze e qualche speranza in più. Sul passato c’è molta insoddisfazione, siamo consapevoli che il Paese è stato chiamato ad affrontare una grande emergenza sanitaria e siamo riconoscenti allo Stato che ha fatto comunque uno sforzo per dare indennizzi ma la nostra insoddisfazione nasce dal fatto che il nostro sacrificio sociale non è stato accompagnato da misure decisive". "Noi confidiamo - ha detto Stoppani - che dalla crisi possa nascere una consapevolezza più forte per l’importanza del nostro settore". "Oltre ventimila imprese - ha aggiunto Stoppani - non ce l’hanno fatta e purtroppo molte alte rischiano di non farcela nel 2021. A queste bisogna aggiungere anche quelle che pur non avendo chiuso hanno cambiato gestione e in qualche caso creando delle opacità di proprietà con il rischio sempre più concreto delle infiltrazioni malavitose". Stoppani ha poi voluto ricordare l'impegno della federazione durante questo periodo: "La nostra attività nel 2020 è stata dedicata ha combattere su 3 fronti: quello politico, quello della comunicazione per dare volto e voce alle nostre istanze e il terzo fronte che è stato quello del rapporto con i nostri associati che hanno compreso il valore delle grandi associazioni di categoria e il loro presidio sindacale. Siamo stati corpi intermedi seri che hanno fatto una rappresentanza seria e non disordinata". Il presidente Fipe ha chiuso il suo intervento ribadendo la necessità di interventi di sostegno: "Bisogna lavorare sui sostegni e sugli indennizzi a fondo perduto utilizzando magari lo strumento del tax credit o provare a ridurre l’aliquota Iva per il nostro settore".
Giorgetti: “Mettere l’imprenditore al centro”
"Il mio dovere in qualità di ministro dello Sviluppo economico è quello di avere sempre un confronto con le categorie di riferimento". Con queste parole il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha iniziato il suo intervento durante la presentazione del Rapporto ristorazione della Fipe. "Io metto sempre l’imprenditore al centro, un eroe moderno, penso sempre alla persona fisica che mette in gioco se stesso misurandosi tutti i giorni con il mercato. C’è grande diversità - ha osservato il ministro - tra chi vive in settori protetti e che vive al di fuori di essi. Dobbiamo cercare di far capire che l’avventura imprenditoriale è quella che permette di far crescere la società e di creare ricchezza". Giorgetti voluto comunque sottolineare le difficoltà che i governi Congte e Draghi hanno avuto nel combattere un "nemico" totalmente sconosciuto. "E’ stato per tutti molti complicato gestire la situazione pandemica, una cosa del tutto nuova da affrontare quindi è evidente che siano stai fatti errori o ci siano stati ritardi". "Il governo - ha detto ancora il ministro - cerca di dare certezza sulle date facendo una sintesi di posizioni diverse. Ci sono certamente ancora dei settori penalizzati come ad esempio le discoteche. Si sta pensando di riaprirle con il sistema del Green Pass". "Per quanto riguarda i sostegni, domani o al massimo dopodomani, il decreto legge confermerà le linee più recenti adottate dal governo. Ho chiesto un fondo dedicato a coloro che anche quest’ultimo decreto tiene chiusi e non hanno la possibilità di fatturare. Ci sarà un fondo gestito da Mise e Mef che cercherà di individuare dei soggetti che abbiano diritto a questo tipo di sostegno". Giorgetti ha concluso il suo intervento ricordando come la dimensione sociale del pubblico esercizio sia fondamentale, "non è possibile che il futuro sia solo “da asporto” e che "la ristorazione è un’eccellenza italiana, ed è uno dei principali driver che oltre all’aspetto culturale spinge le persone a visitare il nostro Paese. E’ un brand unico che dobbiamo difendere, tutelare e rilanciare. La guerra sta forse finendo, dobbiamo prepararci a ripartire".
Ugo Da Milano
DA LUNEDI 17 MAGGIO LA SICILIA TORNA ZONA GIALLA
Sicilia ufficialmente in zona gialla, Musumeci festeggia: "Finalmente torniamo a respirare"
Scarica la sintesi delle misure adottate
Confcommercio ora è interprovinciale: "I fondi in arrivo da sfruttare bene"
Nasce ufficialmente la Confcommercio Imprese per l'Italia Caltanissetta Enna unendo il mondo imprenditoriale dei due territori dell'entroterra siciliano che più di altri ha patito la crisi economica. Ad accelerare il processo di unione tra le due sedi alcune vicissitudini dell'associazione nissena che lo scorso gennaio avevano portato al suo scioglimento. Contestualmente Confcommercio Enna ha iniziato un percorso di modifica statutaria che ha portato all'unione annunciata ieri dal presidente Maurizio Prestifilippo che rappresenterà l'associazione; a fine anno e dopo il rinnovo delle delegazioni comunali e delle organizzazioni di categoria, ci sarà l'assemblea elettiva del nuovo organismo. «È un grande senso di responsabilità quello che consente alle due dirigenze di prefigurare un percorso che consenta alle imprese delle due province un rafforzamento. Non ci immaginiamo nessuna forma di scontro e ci gioveremo di tutte le professionalità costruite negli anni» ha spiegato Maurizio Prestifilippo che fa un'analisi dello stato di salute delle imprese delle due province e delle prospettive di sviluppo. «Sono due province con un territorio che a nostro avviso è tra i più stimolanti, più belli e importanti dell'intera regione. Abbiamo un entroterra con un patrimonio archeologico non indifferente, un patrimonio naturalistico imponente e soprattutto città d'arte straordinarie, basti pensare ad Confcommercio ora è interprovinciale «I fondi in arrivo da sfruttare bene» Agira, Enna, Piazza Armerina, Gela o Caltanissetta» dice il presidente di Confcommercio Caltanissetta-Enna che cita il settore turistico per evidenziare che «superata la crisi Covid, se saranno fatte le giuste scelte dal governo regionale, queste due province finiranno d'essere le ultime per reddito pro capite e cominceranno ad avere una nuova vita ed una nuova esistenza» e lo ritiene prioritario «per evitare che queste due province finiscano con l'essere una palla al piede dello sviluppo complessivo dell'economia siciliana e lo dobbiamo fare se la classe politica sarà all'altezza del compito». Sui tavoli istituzionali sono allo studio misure di incentivi economici, come si porrà Confcommercio su questo fronte? «Staremo molto attenti che tutte le risorse previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza comprendano misure che possano mettere le nostre aziende in condizione di competere. Abbiamo detto che le imprese delle zone interne subivano una pressione forte dalle zone costiere, saranno quindi necessari dei meccanismi per le imprese che lavorano nelle zone più interne» e, ritiene convinto Prestifilippo, «se sarà fatto ci saranno buoni risultati, ma per la prima volta dobbiamo essere attenti affinchè i fondi siano usati per creare produttività e lavoro, se dovessero servire a incentivare corruzione non avremo nessuna possibilità».
W. S.
Emergenza in Sicilia.La Confcommercio: 40.000 aziende rischiano di chiudere per la crisi economica
La Sicilia deve fare i conti con la crisi delle imprese Attività produttive sul filo del rasoio 40 mila aziende rischiano di fallire Il presidente di Confcommercio al quinto giorno di sciopero della fame
PALERMO
La Sicilia spera nel "giallo" a partire dal 16 maggio per effetto anche della revisione dei due indicatori principali con i quali finora il governo ha assegnato i colori: l'Rt ospedaliero e l'incidenza dei casi di infezione da Covid. 11 nuovo modello sarà esaminato oggi nell'incontro tra governo e Regioni dopo Le valutazioni fatte dall'Istituto superiore della Sanità (Iss) e dai tecnici delle Regioni. Il passaggio in zona ad alto rischio avverrebbe se il livello di occupazione di area medica ospedaliera e area intensiva arrivasse rispettivamente al 30% e al 2076 (ora a140 e al 30). Tre le fasce di incidenza: quella a maggior rischio sarebbe fissata a partire da 150 casi su 100mila persone. Nell'isola il bollettino di ieri indicava 894 nuovi positivi al Covid, su 27.362 tamponi processati, con una incidenza del 3,3%, in leggero aumento rispetto a due giorni fa. La Regione era seconda per numero di contagi giornalieri dietro la Campania. Le vittime sono state 26 e portano il totale a 5.592.11 numero degli attuali positivi è di 22.162 con una riduzione di 68 casi. I guariti sono 936. Negli ospedali i ricoverati sono 1.092,ventisette in meno, quelli nelle terapie intensive sono 133, due in più. La distribuzione tra le province vede Palermo con 131 nuovi casi, Catania 392, Messina 88, Siracusa 17, Trapani 57, Ragusa 62, Caltanissetta 47, Agrigento 86, Enna 14. E mentre esplode la polemica sulle 50 mila dosi di AstraZeneca in scadenza e che la Sicilia ha deciso di inviare in Puglia, col Pd che in Assemblea siciliana ha chiesto chiarimenti al governatore Nello Musumeci, prosegue spedita l'operazione "isole Covid free". Sul fronte imprese, si registra il grido d'aiuto lanciato dal presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti (al quinto giorno di sciopero della fame), sentito in commissione Attività produttive all'Ars. «Non riusciamo ad essere ottimisti. Moltissime aziende, oltre 40 mila, rischiano la chiusura in Sicilia. Si stima la perdita di almeno 30 miliardi di fatturato e di circa 30 mila unità lavorative. Se non si interviene immediatamente, sarà una catastrofe senza precedenti>, ha avvertito. Alla presenza dell'assessore regionale Minimo Turano, Manenti ha ribadito che «occorre potenziare la misura straordinaria di liquidità gestita dall' Irfis, anche in termini di celerità istruttoria con tempi di deliberazione certi. È indispensabile agevolare e accelerare il contributo a fronte di finanziamenti concessi alle imprese con sede in Sicilia danneggiate dall'emergenza epidemiologica da Covid-19. Ci riferiamo specificata *** mente al cosiddetto Fondo Sicilia che occorre rifinanziare il prima possibile e non più con 1'8% a fondo perduto ma almeno coni! 10%, sempre a fondo perduto». Manenti ha anche sollecitato una terza misura che deve essere modulata per le aziende con maggiori esigenze: un finanziamento sino a 350 mila euro da dividersi tra il sistema bancario e 1'1rfis, in cui l'lrfis si deve impegnare a coprire tutti gli interessi maturati anche perla parte da corrispondere al sistema bancario. Il riferimento è alla prevista rimodulazione dei fondi europei e nazionali extra finanziaria (250 milioni di euro), da utilizzare per i ristori alle imprese colpite dalla crisi dovuta alla pandemia. Rimodulazione che, secondo Confcommercio Sicilia, deve essere immediata così come altrettanto immediata deve essere la scelta dei criteri e delle modalità per l'erogazione dei contributi che deve avvenire sempre attraverso l'Irfis. Chiesti ristori, altresì, sia per le utenze che per gli affitti. Risorse in più che devono essere stanziate direttamente ai proprietari degli immobili che dimostrano, attraversa i contratti registrati, il loro credito. In questo modo, i fondi arriveranno direttamente ai proprietari e non incideranno sui ristori previsti, anche se, di fatto, i benefici ricadranno positivamente su tutti. Manenti ha spiegato che proseguirà con lo sciopero della fame sino a quando non si avranno i primi risultati concreti a sostegno delle categorie più duramente colpite. Tra le richieste di Confcommercio Sicilia no al coprifuoco.
Fonte: Gazzetta del Sud
RIAPERTURE, IN SETTIMANA ARRIVANO NUOVE DATE
Il ministro Gelmini assicura novità a breve per palestre, piscine e settore del wedding. Venerdì la riunione della cabina di regia dovrebbe decidere su ristoranti al chiuso, caffè al bancone e prolungamento del coprifuoco
Al via la settimana che porterà il Governo a definire il cronoprogramma delle nuove riaperture: dal wedding allo sport, dai ristoranti al chiuso all'allentamento del coprifuoco ai centri commerciali nei weekend. Tra i settori che chiedono a gran voce la ripartenza c'è quello dei matrimoni, che il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha provato a rassicurare: "il Governo ci sta lavorando e sulla base dell'andamento dei contagi presto daremo una data”.
E lo stesso vale per lo sport, dove sono ancora in stand-by piscine al chiuso e palestre: “già in settimana ci saranno cabine di regia con il Cts per dare date a questi settori", ha detto Gelmini. Per il wedding le Regioni puntano a ripartire già dal primo giugno con linee guida che prevedono banchetti all'aperto, ospiti rigorosamente distanziati e mascherina per tutti. Ma una data più probabile è quella del 15 giugno. Il via libera alle piscine al chiuso potrebbe invece avvenire prima, mentre i negozi dei centri commerciali dovrebbero aprire al pubblico nei weekend dal 22 maggio. Per quanto riguarda ristoranti al chiuso, caffè al bancone e prolungamento del coprifuoco (alle 23, è l'ipotesi più probabile al momento) le novità potrebbero scattare già da lunedì 17 maggio, ma nella maggioranza non c’è accordo e il premier Draghi dovrà quindi trovare una sintesi come è accaduto per le riaperture del 26 aprile scorso.
La disfida del caffè al banco
Intanto è tornata la zona gialla in quasi tutta Italia, ma non per i bar. Nel senso che rispetto alla zona gialla “classica” stavolta non è possibile consumare al banco (salvo se il pubblico esercizio abbia tavoli all'aperto), come conferma una circolare emessa il 24 aprile dal Ministero dell'Interno (qui il link in pdf). Immediata la reazione di Fipe-Confcommercio, che dopo aver sottolineato che “introduce una limitazione ulteriore che non esiste nel Dpcm del 2 marzo, al quale l'ultimo decreto fa riferimento", sottolinea che "il divieto di consumazione al banco è privo di fondamento giuridico e sanitario. Se il governo non vuole contraddire se stesso, dovrebbe chiarire una volta per tutte e in maniera inequivocabile che bere un caffè al banco e mangiare un croissant è possibile e, con il giusto distanziamento interpersonale, privo di rischi. Ci aspettiamo che si metta subito mano ad un intervento che ristabilisca la possibilità di consumare al banco". Con la circolare si mette al bando "un consumo pratico, veloce e sicuro particolarmente apprezzato dai consumatori anche per la sua economicità".
Ogni due settimane un "check" sul provvedimento
Facendo un passo indietro, va rilevato che le proteste delle Regioni non hanno sortito effetto, almeno per ora. Per il decreto sulle riaperture c'è stata infatti la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Le Regioni erano tornate a chiedere di portare il coprifuoco alle 23 e di permettere di lavorare ai pubblici esercizi anche nei locali interni, ma respingendole l'Esecutivo ha precisato che sul provvedimento verrà fatto un check ogni due settimane a tutte le misure. Il primo sarà a metà maggio. A confermarlo lo stesso stesso ministro per le Autonomie, Mariastella Gelmini: "il coprifuoco non durerà fino al 31 luglio. È lo stesso decreto a dirlo, precisando che il Consiglio dei ministri potrà intervenire nelle prossime settimane, modificando periodicamente nel dl sia le regole per le riaperture che gli orari del coprifuoco". Sul tavolo delle richieste delle Regioni c'erano anche le riaperture del settore del wedding e delle piscine al chiuso, oltre alla ripresa degli allenamenti individuali nelle palestre già dal 26 aprile. Di rilevante c'è il fatto che è "saltata" la riapertura dei centri commerciali nei fine settimana contrariamente a quanto previsto dalle bozze, che indicavano la possibilità di aprire i centri commerciali, i parchi commerciali e le strutture analoghe nei fine settimana a partire dal 15 maggio.
Il contenuto del decreto
Il Consiglio dei ministri ha varato il nuovo decreto anti coronavirus le cui bozza era stata licenziata venerdì scorso. Nessuna novità di rilievo, a parte l’astensione politicamente pesante della Lega, che contesta la conferma del coprifuoco alle 22, valida fino al 31 luglio. Da lunedì 26, dunque, si è cominciato a riaprire, tra i primi i ristoratori: in zona gialla, fino a tutto il mese di maggio, sarà possibile pranzare o cenare solo nei locali che hanno tavoli all'aperto, mentre dal primo giugno si potrà mangiare anche al chiuso, ma solo a pranzo. Sempre in area gialla riapriranno con specifici protocolli teatri, cinema, spettacoli e musei. Dal 15 maggio sarà consentita l'attività nelle piscine scoperte e dal primo giugno nelle palestre al chiuso, data in cui saranno aperti al pubblico anche manifestazioni ed eventi sportivi di interesse nazionale. Il 15 giugno ripartono le fiere e dal primo luglio sarà la volta di congressi e parchi tematici. Per quanto riguarda gli spostamenti tra le Regioni resta necessaria l'autocertificazione, dove è già prevista, ma da subito si potrà girare più liberamente con in tasca il “certificato verde”, che attesti la vaccinazione, l'esecuzione di un tampone negativo o l'avvenuta guarigione dal Covid. Chi avrà il pass potrà anche accedere a determinati eventi, culturali e sportivi.
Fipe: “si chiudono i pubblici esercizi, ma il Covid circola altrove”
Un'operazione condotta dai Nas in un migliaio di imprese mai sottoposte a misure restrittive in tutta Italia ha rivelato che il Covid 19 circola abbondantemente in questi luoghi, frequentati ogni giorno da milioni di persone. "Si è scoperta l'acqua calda. Da mesi, dinanzi ai contagi che crescono, denunciamo l'inefficacia di misure di contrasto della pandemia che hanno un unico leit motiv: la chiusura dei pubblici esercizi”, ha commentato Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi. "È ora di abbandonare la politica delle chiusure - aggiunge la Federazione - e concentrarsi sui controlli che vanno estesi e rafforzati a tutte le attività perché se si rispettano i protocolli tutti possono lavorare in sicurezza. È inaccettabile che dinanzi alla circolazione del virus si utilizzino le nostre attività come capro espiatorio per dire che si sta facendo tutto il possibile, mentre non è affatto così".
Il commento di Federazione Moda Italia
"Abbiamo apprezzato la tempestività con cui il ministro Giorgetti ha dato seguito alla nostra proposta di permettere l'apertura dei punti vendita anche in zona rossa con la possibilità di entrare solo per appuntamento. Anche le numerose attività di moda nei centri commerciali si aspettavano un'inversione di tendenza sulle aperture nei weekend dal 15 maggio. Attendiamo fiduciosi l'accoglimento delle nostre proposte anche a seguito del check a tutte le misure che sarà effettuato ogni due settimane o in sede di conversione del decreto in legge". Così il presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi.
Riapertura scuole, Conftrasporto propone ncc e taxi
“Per supportare un corretto nuovo avvio delle scuole superiori nelle grandi città è necessario usare i soldi pubblici per modalità di trasporto intelligente”. Così Paolo Uggè, presidente di Conftrasporto-Confcommercio, convinto della necessità di una maggiore sicurezza negli spostamenti all’interno delle aree metropolitane. “Invece di mandare nuovamente gli studenti nelle metropolitane e sui tram affollati, è necessario permettere, per quegli studenti che arrivano dalle aree limitrofe delle grandi città, di organizzare il trasporto in piccoli gruppi con taxi e NCC. Usiamo i soldi pubblici – suggerisce Uggè - affinché gli studenti, ma anche i docenti, viaggino con maggior sicurezza anche attraverso la suddivisione delle classi di insegnamento, quindi con differenti orari di ingresso a scuola durante la giornata, come si faceva una volta. Contemporaneamente, aiutiamo le categorie dei tassisti e degli ncc, che soffrono per mancanza di clienti. Lo Stato deve fare la sua parte”.
Sangalli: “anticipare le riaperture per le attività all'interno”
"Le aperture per le sole attività all'aperto rischiano di penalizzare almeno la metà delle imprese che non possono usufruire di questa possibilità. Per i pubblici esercizi della montagna, poi, è una doppia penalizzazione considerate le condizioni climatiche”. Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo intervento alla giornata "Legalità, ci piace!”. "Chiediamo - ha aggiunto Sangalli - due ulteriori accorgimenti: favorire una sensibilizzazione nei confronti delle amministrazioni locali nel permettere di utilizzare nuovi spazi pubblici, così da maggiore vivibilità delle nostre città e territori; anticipare prima possibile le aperture anche all'interno, con distanziamento e protocolli di sicurezza".
Fipe: “decreto un primo passo, ma serviva più coraggio”
"Avere una data per poter ripartire e poter lavorare la sera sono certamente segnali che vanno nella giusta direzione, ma ci aspettavamo maggiore coraggio". È il primo commento della Federazione Italiana dei Pubblici esercizi, Fipe-Confcommercio, per la quale “si tratta solo di un primo punto di partenza, perché troppe imprese restano tagliate fuori dalla limitazione del servizio ai soli spazi esterni, subendo così una discriminazione. Per queste realtà il lockdown non finirà il 26 aprile. È fondamentale avere già nei prossimi giorni una road map molto precisa che indichi come e quando le riaperture potranno coinvolgere, nel pieno rispetto dei protocolli di sicurezza, anche tutti quei locali che hanno a disposizione solo spazi interni. Parallelamente sarà importante invitare i Comuni a fare tutto quanto in loro potere per favorire la concessione di suolo pubblico agli operatori sfavoriti da questa riapertura parziale". Fipe sottolinea infine che "sarà essenziale che tutti quanti, imprenditori e avventori, dimostrino il massimo senso di responsabilità, rispettando pedissequamente le norme di sicurezza sanitaria stabilite dal Comitato tecnico scientifico. Non possiamo permetterci passi falsi. L'obiettivo comune deve essere quello di tornare a lavorare, e dunque a vivere, a pieno ritmo".
Sono 116mila i locali senza spazio esterno
Fipe fa inoltre notare che riaprire solo le attività che hanno i tavolini all'esterno "significa prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi". Il 46,6% dei bar e dei ristoranti italiani non ha infatti spazi all'aperto, una percentuale peraltro che nei centri storici, soggetti a regole molto più stringenti, aumenta considerevolmente. "Se questo è il momento del coraggio dice Fipe - che lo sia davvero. I sindaci mettano a disposizione spazi extra per le attività economiche che devono poter apparecchiare in strada ed evitare così di subire, oltre al danno del lockdown, la beffa di vedere i clienti seduti nei locali vicini". Per la federazione la data del 26 aprile da sola "non basta. Dobbiamo dare una prospettiva a tutti gli imprenditori. Bisogna lavorare da subito a un protocollo di sicurezza sanitaria stringente, che consenta la riapertura anche dei locali al chiuso e bisogna darci un cronoprogramma preciso, a partire dal 26 aprile. Non c'è più tempo da perdere. Nelle prossime ore chiederemo all'Associazione nazionale dei Comuni italiani di collaborare con noi per spingere i sindaci a concedere il maggior numero di spazi esterni extra, in via del tutto eccezionale e provvisoria, agli esercizi che in questo momento ne sono sprovvisti. Sarebbe un bel segnale di unità e di voglia di uscire dal pantano tutti insieme".
Sib: “'stabilimenti pronti ad accogliere i turisti stranieri dal 15 maggio”
Gli stabilimenti balneari "sono pronti ad accogliere i turisti anche stranieri, in particolare i tedeschi, che con la Pentecoste dal 13 maggio hanno un periodo di vacanze di 15 giorni. La nostra richiesta è stata accolta, siamo soddisfatti: l'apertura a giugno ci avrebbe penalizzato rispetto ad altri mercati concorrenti come la Grecia e la Spagna. L'importante è che l'Italia c'è, è pronta". Così Antonio Capacchione, presidente del Sib Fipe- Confcommercio, soddisfatto per l'accoglimento della richiesta fatta nei giorni scorsi al ministro del Turismo, Massimo Garavaglia. I balneari hanno iniziato già da qualche settimana a fare lavori di manutenzione sulle spiagge perché "non è che alziamo una saracinesca e apriamo - spiega Capacchione - alle volte c'è bisogno di un mese, di due mesi, dipende dalle dimensioni degli stabilimenti e quindi confido che dal 15 maggio si possa iniziare davvero a lavorare".
Federalberghi: “le terme sono già aperte e potranno offrire maggiori servizi”
Bene gli indirizzi formulati dalle Regioni, che “confermano gli alti standard di sicurezza garantiti dalle aziende termali”, ma non è chiaro “a quali ipotesi di termalismo si faccia riferimento quando si parla di riaperture al primo luglio. Ci auguriamo solo che eventuali profili di limitazioni alle attività termali presenti ad oggi nei testi normativi vengano aboliti al più presto”. Lo sottolinea Emanuele Boaretto, presidente di Federalberghi Terme, per il quale comunque "un ulteriore segnale positivo verrà dalle decisioni che il Governo si appresterebbe ad assumere e che consentirebbero di riprendere a breve i flussi turistici e sanitari idonei a far ripartire il settore dopo un anno di grosse difficoltà”. In ogni caso, conclude la Federazione, è bene ricordare che “gli stabilimenti termali italiani sono aperti già oggi per le prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza (fangobalneoterapia e inalazioni, ad esempio) e per attività riabilitative e terapeutiche".
Anche il gioco legale vuole ripartire, “noi dimenticati dal decreto”
Le quattro organizzazioni degli esercenti del gioco legale, tra cui Acadi-Associazione Concessionari dei Giochi Pubblici aderente a Confcommercio, esprimono "sconcerto e infinita preoccupazione per l'assenza di indicazioni sulle riaperture del gioco legale nella bozza del decreto Covid". "Il Governo, anche alla luce della drammatica situazione economica del Paese, ha deciso di riaprire nelle prossime settimane praticamente tutte le attività economiche, compresi cinema, teatri, palestre - affermano le organizzazioni – ma ancora una volta non troviamo alcun cenno sulla riapertura delle sale da gioco, chiuse da 300 giorni". La situazione economica delle aziende del settore, che non hanno goduto al momento di alcun ristoro, è drammatica: 12mila punti vendita chiusi, indotto completamente fermo, oltre 60mila lavoratori a rischio. "Siamo stupefatti che il settore del gioco rimanga praticamente l'unico escluso dalle previsioni di riapertura - concludono le associazioni di settore - nonostante l'impegno ad una riapertura in sicurezza e sostenibile. Confidiamo che nel testo definitivo il Governo possa indicare una data certa di riapertura, coerentemente con quanto è accaduto per tutti gli altri settori economici".
Una prima risposta all’appello è arrivata dal sottosegretario al Ministero dell'Economia, Claudio Durigon, che intervenendo a un webinar organizzato da Acadi-Confcommercio ha affermato: ''stiamo ragionando sulla possibilità di far rientrare nel prossimo dpcm una data conclamata di riapertura'' per il settore del gioco pubblico”, cercando di "qualificarla nel contesto dei ristoranti al chiuso''. ''Spero che nei prossimi giorni avremo delle notizie importanti''.
Confermato il Salone del Mobile, Sangalli: “evitato un autogol”
"La conferma del Salone del Mobile evita un autogol economico e dimostra ancora una volta che quando Milano fa sistema è sempre vincente. Ma soprattutto delinea con chiarezza il tempo della ripartenza per la nostra città e il Paese. È evidente che la rinuncia a una manifestazione così importante sarebbe stata letta a livello internazionale come l'incapacità del sistema italiano di garantire livelli minimi di sicurezza con ripercussioni evidenti per la ripresa del turismo". Per Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio Milano, è stato "evitato il passo falso” e ora “proponiamo di far convergere sulla sessantesima edizione l'avvio simbolico del Pnrr e dunque della ripresa economica e sociale della città e del Paese. Trasformando, anche a livello di comunicazione internazionale, una rinuncia penalizzante in una opportunità di nuova crescita".
Confcommercio Sicilia lancia “A fuoco il coprifuoco”
Il nome è volutamente provocatorio, “A fuoco il coprifuoco”, ma l’iniziativa che Confcommercio Sicilia si accinge ad attuare di concerto con Fipe vuole in realtà gridare “basta” rispetto alla scelta di far chiudere i pubblici esercizi alle 22 in piena estate, favorendo comportamenti disordinati e opposti. “La nostra non è disobbedienza civile – sottolinea il presidente di Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti – ma vogliamo alzare la voce rispetto a un provvedimento inaccettabile, ancora di più in una terra come la nostra dove, in estate, con le elevate temperature, il periodo serale è quello scelto per cercare un poco di refrigerio, per ritemprarsi dalle fatiche giornaliere, per godere della brezza marina. E tutto ciò, naturalmente, va ad incrociarsi con le legittime aspettative degli operatori del settore che sfruttano questo periodo per accrescere i loro affari, un’attesa ancora più pressante dopo mesi e mesi di fermo. Avvieremo, a livello siciliano, una raccolta firme su Change.org che attiveremo tra i nostri associati e metteremo a disposizione della nostra confederazione a livello nazionale per esprimere tutto il dissenso verso questa decisione che continua a penalizzarci in maniera forte”.
Confcommercio Milano: con nuove per coprifuoco e locali al chiuso crescita dei ricavi tra 18 e 184 milioni
Spostare il coprifuoco alle 23 consentirebbe una crescita dei ricavi pari a 18,6 milioni di euro, spingersi alle 24 permetterebbe invece un recupero di 33,6 milioni di euro". La stima è dell'Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, focalizzata sulle attività di somministrazione: bar e ristoranti. Ben altro impatto, dal punto di vista economico, avrebbe invece, la riapertura dei locali anche al chiuso con lo slittamento del coprifuoco alle 23: +109 milioni di euro (con il coprifuoco alle 24 l'incremento raggiungerebbe i 184 milioni di euro). "A Milano, Monza Brianza e Lodi operano 21mila pubblici esercizi con un volume d'affari complessivo mensile, con l'attuale zona gialla ‘rafforzata’, di 380 milioni di euro: dimezzato rispetto a una situazione senza Covid", conclude la Confederazione.
QUARANTENA ADDIO, IL TURISMO PROVA A RIPARTIRE
Dal 15 maggio in Italia le persone provenienti dai Paesi europei, Gran Bretagna e Israele non dovranno più rispettare i quattordici giorni di isolamento. Per gli americani se ne parla a metà giugno, Confturismo: un “passo indietro”.
Manca meno di una settimana per una prima, concreta ripartenza del turismo italiano: da sabato 15 maggio, infatti, sparirà la mini quarantena per le persone provenienti dai Paesi europei, Gran Bretagna e Israele. Come annunciato giù il 4 maggio scorso dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, per entrare nel nostro Paese i turisti dovranno dunque semplicemente rispettare le stesse regole in vigore per gli spostamenti verso le regioni non gialle. Basterà quindi presentare un tampone negativo, dimostrare di essere vaccinati o di essere guariti dal Covid negli ultimi sei mesi per evitare la quarantena di 14 giorni, vero e proprio freno per la rinascita del comparto alle porte dell'estate. La nuova strategia è stata definita nel corso di un tavolo operativo organizzato dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e da quello della Salute, Roberto Speranza. L'obiettivo del governo è quello di riaprire a tutti i Paesi stranieri che abbiano raggiunto un alto livello di vaccinazione. Per gli Usa, in particolare, si punta a metà giugno e nel frattempo si potenzieranno i voli “covid free”.
"Abbiamo chiesto con molta enfasi che Commissione ed Europarlamento procedano con la massima rapidità al certificato verde, per avere un modello europeo su cui confrontarsi per la misure turistiche", ha spiegato dl vertice europeo di Porto il premier Mario Draghi, ben consapevole che il turismo sarà decisivo per il rimbalzo del Pil italiano nel secondo semestre 2021.Lo stesso ex presidente della Bce ha lanciato un forte appello all’adozione di un modello comunitario unico, "perché se ogni Paese ha il suo certificato, attua misure diverse per quanto riguarda il turismo ci sarà una gran confusione". La replica da Bruxelles è arrivata direttamente dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: "il lavoro legale e tecnico per il 'certificato verde' è sulla buona strada affinché il sistema sia operativo a giugno".
Garavaglia: “ripartenza più forte per i più veloci”
"Il Pil non lo fa il governo, alla fine lo fa il mercato. Il governo può e deve mettere gli operatori del turismo nelle condizioni di fare bene e di lavorare al meglio, con le date certe e i protocolli chiari. Per questo anticiperemo alla metà di maggio il lasciapassare europeo, i cui tempi non saranno brevissimi". Così il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, al convegno inaugurale di Bit Digital. "Sappiamo - ha aggiunto Garavaglia - che le regole sono queste, ma da noi valgono da metà maggio e questo vuol dire togliere la quarantena con i Paesi europei e non solo, anche da Israele e Gran Bretagna e io mi auguro che questa lista in tempi rapidi si allunghi sempre di più perché chi è più veloce ha la ripartenza più forte".
Per Confturismo sulla quarantena un “passo indietro”
Il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patanè, ha commentato le decisioni del tavolo operativo definendo "incomprensibile il motivo per cui non si tolga la quarantena agli americani, che si sono vaccinati per primi. Io penso che ci vorrebbe un po' più di regia, non fare proclami ma studiare bene le dichiarazioni perché innestano delle reazioni economiche nelle aziende che sono molto gravi. I passi indietro non sono belli, non si può promettere se non si può mantenere e si deve tornare indietro". "Gli americani - ha spiegato - sono un mercato molto importante, non farli venire adesso se sono vaccinati o immunizzati vuol dire non riprenderli più. Non parlo solo del turismo, ma anche di tutto il mondo business, dei congressi, delle aziende che devono andare avanti e indietro e invece e tutto fermo. Dobbiamo ripartire, stiamo affondando". Patanè è tornato poi a chiedere le vaccinazioni per gli operatori del settore e non solo: "è' molto importante, si fanno arrivare le persone più serene in vacanza anche dai Paesi stranieri. Le nostre aziende sono tutte disponibili, sarebbe questo il momento per vaccinare tutti, dalle strutture ricettive agli aerei, da chi lavora nei ristoranti fino al personale dei supermercati. Abbiamo vaccinato professori che insegnano da casa".
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SANGALLI: “NEI SERVIZI PERSI 1,5 MILIONI DI POSTI DI LAVORO”
Il presidente di Confcommercio sul Corriere della Sera: “la quota di valore aggiunto del comparto è scesa del 9,6%”. Sulle riforme “riparta il dialogo sociale”, sul Pnrr “vietato sbagliare”.
Riaprire il dialogo con le parti sociali. Rafforzare il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) nella parte relativa al terziario. Affrontare insieme il corposo capitolo delle riforme. Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, chiede al governo «un salto di qualità» rispetto al rapporto tenuto finora con la sua associazione.
Presidente, finalmente il Pnrr è consultabile nella sua interezza. Che ne pensa?
«Nel discorso di presentazione tenuto alla Camera, il presidente Mario Draghi ha ricordato che il Piano non è "solo questione di investimenti, ma che esso riguarda complessivamente il destino ed i valori civili del Paese". Lo ha ricordato anche con una bella citazione di De Gasperi sul rapporto necessario tra rinnovamento e perseguimento del bene comune. E questa la portata della sfida che ci attende: una straordinaria opportunità per la ricostruzione del Paese dopo l'impatto drammatico (drammatico da ogni punto di vista) della pandemia. Vale il "vietato sbagliare" perché "forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio"».
Intravede errori nell'impostazione del Pnrr?
«È stato sempre Draghi a osservare nel discorso di replica che il punto cruciale della governance del Piano è il rapporto tra governo ed enti locali. Aggiungo, per parte mia, che altrettanto cruciale è il rapporto con le parti sociali. Con chi rappresenta il mondo delle imprese e del lavoro. Perché occorre condivisione di obiettivi e mobilitazione».
Il dialogo non la soddisfa?
«Occorre un salto di qualità rispetto all'episodicità del confronto che si è sviluppato lungo il percorso di messa a punto del Piano e mi auguro che anche il coinvolgimento del Parlamento sia più impegnativo».
In che senso?
«II ministro dell'Economia, Daniele Franco, all'inizio del mese di aprile, aveva dato importanza al lavoro svolto dal Parlamento sul Pnrr: ci sembrava un punto importante. Anche perché le risoluzioni della Camera e del Senato avevano largamente segnalato l'esigenza di rafforzare l'attenzione, in termini di politiche, di progetti e certo anche di risorse, dedicata dal Piano alla ripresa del terziario di mercato per rafforzare quella complessiva del sistema Paese. Ecco, su questo, l'impostazione della versione definitiva del Piano resta carente».
Dove precisamente?
«Sul versante del turismo registriamo qualche miglioramento in termini di inserimento del settore nei processi di trasformazione digitale e di miglioramento dell'efficienza energetica del Paese, ma resta fermo che le risorse specificamente dedicate al turismo sono inferiori ai due miliardi di euro».
Sulle connessioni territoriali il Piano è molto articolato.
«II Piano riconosce le criticità strutturali del Paese sul fronte dell'accessibilità territoriale e delle connessioni trasportistiche e logistiche. E stanzia oltre 40 miliardi di euro per le infrastrutture e la mobilità sostenibile. Va bene, ad esempio, l'alta velocità ferroviaria, ma la sostenibilità del trasporto non si esaurisce né nel solo trasporto ferroviario, né nel solo trasporto pubblico. Perché, ad esempio, non sostenere il rinnovamento del parco circolante dei veicoli e delle flotte con finalità di miglioramento delle performance ambientali?».
E per le trasformazioni in atto nel mondo del commercio cosa chiedete?
«Sarebbe corretto accompagnare queste trasformazioni del modello italiano che vanno nel senso di un pluralismo distributivo. Pensiamo a un commercio italiano, complessivamente chiamato a confrontarsi con le prove della multicanalità e della sostenibilità, che va accompagnato da un ripensamento degli spazi urbani, chiamando in causa un modello di rigenerazione urbana profondamente collegato a politiche e strumenti di rivitalizzazione del tessuto economico-sociale territoriale e di contrasto dei processi di desertificazione commerciale».
Per trasformare tutti gli stanziamenti In nuovi servizi e infrastrutture e andrà vinta la sfida delle riforme. Previste in gran numero.
«Ne condividiamo l'obiettivo, che è quello di portare il tasso di crescita del nostro prodotto potenziale dall'attuale 0,6% ad un più soddisfacente 1,4%. Quanto al cronoprogramma, e una vera sfida. Si tratta di affrontarla tenendo conto di valutazioni politiche di partenza in tanti casi diverse, profondamente diverse. Anche da questo punto di vista, un confronto con le parti sociali strutturato e con caratteristiche di continuità potrebbe giovare alla costruzione di uno spirito repubblicano. Ricordiamoci, comunque, che va mantenuta estrema attenzione alle risposte urgenti ad un'emergenza ancora drammaticamente aperta».
Ieri avete presentato altri dati inquietanti relativi al terziario di mercato.
«Per la prima volta, dopo venticinque anni di crescita ininterrotta, la quota di valore aggiunto del comparto cala (-9,6% sul 2019) con una perdita in termini di occupazione di 1,5 milioni di unità su una flessione complessiva di 2,5 milioni. Sono numeri che non si possono ignorare».
di Antonella Baccaro
Dal Corriere della Sera del 5 maggio 2021
TURISMO, “GREEN PASS ITALIANO DALLA SECONDA METÀ DI MAGGIO”
Annuncio del premier Mario Draghi in occasione del G20 Turismo a Roma. Confturismo: “ottimo segnale per la ripartenza”.
In attesa del “green pass” europeo, pronto dalla seconda metà di giugno, dalla seconda quindicina di maggio sarà disponibile il “pass verde” preparato dal governo italiano. Lo ha annunciato il premier, Mario Draghi, nella conferenza stampa che ha concluso la riunione del G20 Turismo svoltasi a Roma il 4 maggio scorso.
“Noi dobbiamo offrire regole chiare e semplici per garantire che i turisti possano venire da noi in sicurezza”, ha spiegato il presidente del Consiglio, aggiungendo che "grazie al pass i turisti saranno in grado di spostarsi da un Paese all'altro senza quarantena, a patto che possano dimostrare di essere guariti dal Covid, vaccinati o negativi a un tampone”.
L’intervento di Draghi segue quello della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che su Twitter aveva sottolineato che "è tempo di rilanciare l'industria del turismo e di riavviare le amicizie frontaliere in sicurezza. Proponiamo di accogliere nuovamente i visitatori vaccinati e quelli provenienti da Paesi con una buona situazione sanitaria. Ma se emergono varianti dobbiamo agire in fretta: proponiamo un meccanismo di freno d'emergenza Ue".
Da parte sua il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha "aperto" alla vaccinazione per gli operatori del settore: "fortunatamente i ritmi di vaccinazione hanno raggiunto quelli che erano gli obiettivi, il piano ha avuto quella accelerazione auspicata. Una volta vaccinati i fragili, quindi, si potranno fare delle valutazioni sulle singole categorie più esposte e più necessarie per tutelare anche le imprese del turismo".
Confturismo: “ottimo segnale per la ripartenza”
“L’accelerazione sul green pass, che sembra preludere anche all’allentamento delle misure di quarantena per i viaggiatori europei, e l’intenzione di considerare le esigenze del turismo nelle prossime tappe del processo di vaccinazione sono ottimi segnali di apertura per il nostro settore in lockdown da oltre un anno. Ci attendiamo ora che i provvedimenti siano snelli e rapidi: che si rendano agevoli i viaggi degli italiani anche all’estero oltre a facilitare l’arrivo dei turisti stranieri. Auspichiamo anche che venga convocata una riunione con i rappresentanti delle Associazioni di categoria del turismo italiane a partire da Confturismo-Confcommercio, affinché sia chiaro alle aziende turistiche quale saranno le tappe del programma che si intende concretamente adottare”: questo il commento di Luca Patanè, presidente di Confturismo-Confcommercio.
Federalberghi: “bellissimo messaggio ai turisti del mondo”
"È stato un bellissimo messaggio quello che l'Italia aspetta turisti da tutto il mondo ed è ancora più importante da un presidente del Consiglio come Draghi che gode di una grande reputation all'estero. È ancora più bello perché è l'ennesima volta che il presidente parla di turismo e questa vuol dire un'attenzione importante e continua per il nostro settore". Così il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, per il quale "il green pass che consente già dalla seconda metà di maggio di venire nel nostro Paese è una cosa assolutamente positiva, che ci dà grandi speranze e ci mette alla pari con i nostri agguerriti competitor greci e spagnoli. Ad oggi il quadro delle prenotazioni, specialmente straniero, è molto sgonfio e ci auguriamo che questo messaggio possa darci una mano".
Fipe: “segnale importante, ora pensare a bar e ristoranti”
"Un segnale molto importante che va certamente nella giusta direzione. La mancanza di flussi turistici ha pesato moltissimo sulla crisi dei pubblici esercizi, anche nei pochi periodi in cui ci hanno concesso di lavorare. Ora, però, è necessario fare un ulteriore passo avanti e consentire a tutte le imprese del settore, non solo alla metà che ha a disposizione spazi esterni, di poter tornare a lavorare, già a partire dal 15 maggio, data in cui a quanto pare si potrà riprendere a viaggiare all'interno dei nostri confini. Una decisione in questo senso sarebbe certamente una boccata d'ossigeno per un comparto martoriato da 14 mesi di restrizioni. Ci auguriamo che possa arrivare quanto prima". Così Aldo Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio.